Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 07:00
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

“Più disoccupazione per tutti”: il fenomeno antiwork e la fine del lavoro come lo conosciamo

Immagine di copertina
Credit: Ansa

Quasi 777mila lavoratori hanno lasciato volontariamente il proprio impiego in Italia nel 2021, 40mila in più del periodo pre-Covid. È un fenomeno globale, si chiama antiwork e coinvolge milioni di persone che chiedono ironicamente “disoccupazione per tutti, non solo per i ricchi!”

Il nuovo sogno americano allepoca del Covid si chiama antiwork e coinvolge milioni di persone che chiedono «disoccupazione per tutti, non solo per i ricchi!». Nato su una pagina di reddit, non è solo un fenomeno social ma una realtà che ha investito a sorpresa loccupazione negli Usa e potrebbe non fermarsi lì. Forse lorganizzazione e la motivazione sul lavoro non sono mai state oggetto di un esame approfondito come durante la pandemia, non che prima nessun altro ci avesse pensato. Da quando la rivoluzione industriale ci ha lasciato in eredità lattuale sistema di lavoro salariato, scrittori e pensatori hanno iniziato a fantasticare su una società libera dal lavoro – o quantomeno che lotta per svolgerne di meno.

Karl Marx descriveva unutopia comunista in cui luomo «caccia al mattino, pesca il pomeriggio, alleva il bestiame la sera e critica dopo cena» – libero di inseguire le proprie passioni senza essere costretto a scegliersi unoccupazione. Più tardi, leconomista John Maynard Keynes immaginava un mondo in cui i suoi nipoti avrebbero lavorato 15 ore a settimana. Ma gli ultimi due anni hanno costretto molte persone a rivalutare il modo in cui spendono il proprio tempo, in particolare negli Usa dove la cultura del lavoro, caratterizzata da orari sfiancanti, poche ferie e scarsi benefit rispetto ad altri Paesi sviluppati, ha portato molte persone a soffrire di sindrome da «burnout», anche quelle abbastanza fortunate da poter lavorare da casa. Secondo il Bureau of National Statistics, nel 2021 un record di 4,9 milioni di americani ha abbandonato il proprio posto, circa il 2,9 per cento della forza lavoro nazionale, il numero più alto registrato negli ultimi ventanni.

In una nota dell11 novembre, la banca dinvestimenti Goldman Sachs ha denunciato i «rischi a lungo termine» per il tasso di partecipazione alla forza lavoro connessi a questo fenomeno sociale, lultimo segnale che le Grandi Dimissioni” non accennano a rallentare. Questo termine fortunato, coniato dallo psicologo americano Anthony Klotz, indica lattuale tendenza degli impiegati a lasciare volontariamente il proprio posto di lavoro. Tale propensione è legata in gran parte alla pandemia di Covid in cui molti, specialmente i millennial e la generazione Z, hanno iniziato a riconsiderare le proprie condizioni lavorative tentando di conciliare vita e occupazione. Comera prevedibile, una delle tendenze diventate virali questanno negli Usa è stata la condivisione sui social dei messaggi di licenziamento inviati ai propri capi, che ha innescato un effetto domino. Buona parte di questi, alcuni esilaranti, sono raccolti sulla pagina r/Antiwork di reddit. Da gennaio 2020 a dicembre 2021, il forum ha visto gli iscritti salire da 100mila a 1,5 milioni, figurando tra le dieci pagine più commentate ogni giorno in rete. La cultura americana del lavoro affonda le sue radici nel puritanesimo e non è un caso se i membri di r/Antiwork si autodefiniscono «oziosi», un riferimento ironico alla «mano inoperosa» tanto temuta dai puritani.

Per i giovani americani la pandemia ha messo in luce la vacuità del pensiero dominante, che con la sua ossessione per la produttività ha giustificato sfruttamento e tagli ai sistemi di previdenza sociale. E se su TikTok è esploso il fenomeno di ragazzi appena ventenni che lavorano la ceramica o cuciono a maglia e molte persone esplorano nuovi stili di vita che non pongano al centro il lavoro, le cause sono da attribuirsi – almeno in parte – a questo rifiuto ideologico. Le Grandi Dimissioni” dimostrano che la mentalità dei lavoratori americani sta mutando dal vivere-per-lavorare al lavorare-per-vivere. Non è facile avere come priorità la propria salute mentale o passare più tempo con la famiglia vivendo in un sistema che premia sopra ogni altra cosa il lavoro e la produttività, ma nellera post-Covid la comunità antiwork ha messo in luce un fattore importante per leconomia: il potere dei lavoratori. E può essere solo un bene.
Continua a leggere sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui

Ti potrebbe interessare
Opinioni / La nuova Internazionale della Destra (di Giulio Gambino)
Opinioni / Il martirio di Gaza tra allarme genocidio e pulizia etnica (di F. Bascone)
Opinioni / Come ti smonto le 5 obiezioni allo Ius Scholae (di S. Arduini)
Ti potrebbe interessare
Opinioni / La nuova Internazionale della Destra (di Giulio Gambino)
Opinioni / Il martirio di Gaza tra allarme genocidio e pulizia etnica (di F. Bascone)
Opinioni / Come ti smonto le 5 obiezioni allo Ius Scholae (di S. Arduini)
Opinioni / Il paradosso di X e perché i social non sono interscambiabili (di S. Mentana)
Opinioni / Perché il nucleare è necessario (di Stefano Monti)
Opinioni / Ma il futuro è solo delle rinnovabili (di Gianni Silvestrini)
Opinioni / Le sfide del nuovo nucleare (di Giulio Gambino)
Opinioni / È ora di combattere contro i nazionalismi che mettono in pericolo l’Europa (di N. Zingaretti)
Opinioni / La grande sfida di Trump all’Unione europea (di Ignazio Marino)
Opinioni / “L’astensionismo aiuta il potere ma noi, oggi, non abbiamo alternativa”: lettera a TPI