Felicissima sera: con Pio e Amedeo Canale 5 sdogana il varietà cafone
Felicissima sera: con Pio e Amedeo Canale 5 sdogana il varietà cafone
Prima o poi doveva succedere. Dopo l’abbuffata dei reality, dopo l’indigestione di Isole e Grandi Fratelli più o meno Vip, più o meno trash, Canale 5 non poteva che provare a tornare alle origini, con un varietà a suo modo molto classico, quasi old style. L’esperimento Pio e Amedeo, ieri in prima serata, è riuscito. Con “Felicissima sera” (citazione da un vecchio monologo di Mario Merola), che ha portato a casa il 20,1 per cento di share mettendo ulteriormente in crisi la proposta di classe di Rai 1 “Canzone segreta” (sceso al 15,7 per cento), l’ammiraglia Mediaset ha messo in onda un prodotto solido. E anche ricco, come budget.
Il prezzo simbolico da pagare invece è la cifra sempre tendenzialmente provocatoria e sboccata dei due protagonisti, i foggiani Pio D’Antini e Amedeo Grieco, dotati di una prontezza e di un ritmo invidiabili nel botta e risposta, un po’ troppo autoreferienziali, ma innegabilmente bravi nel riuscire a strappare la risata grassa. Intenti a sdoganare (e ci sono perfettamente riusciti) il loro varietà cafone, che già in apertura spara a zero sulle produzioni della rete che li ospita, e che non si fa problemi a tirare in ballo le noie col fisco di personaggi come Tiziano Ferro e Gino Paoli. Perché il comico è così, non deve farsi troppi scrupoli. E il politicamente corretto è quasi estraneo ai due, anche se nel gioco delle parti Amedeo la spara grossa e Pio cerca di smussare. Come nell’angolo parodia di “Che tempo che fa” (“Che interviste che fa”) dove Pio con sussiego e quintali di reverenza e affettazione fa domande a Emanuele Filiberto di Savoia, mentre poggiato all’acquario Amedeo sbotta: “Miii, è più lecchino di Fabio Fazio!”.
C’è Tommaso Paradiso che viene intortato nella messa in scena di un trashissimo matrimonio del Sud (tutto il programma è fortemente orientato verso un’audience principalmente meridionale), c’è Francesco De Gregori che incassa due volte la Siae per una doppia esecuzione, live e in un montaggio video motivazional-demagogico, di “Viva l’Italia”, ma soprattutto c’è lei, Maria De Filippi. La regina dell’audience, piazzata in apertura.
De Filippi è molto restia a partecipare a qualsiasi altrui programma, ma non si è negata agli sfottò (e anche alla celebrazione, chiaro) di Pio e Amedeo, che l’hanno introdotta con un lancio che pareva sbeffeggiare lo stile di certi programmi d’ursiani. Del resto fra le due, com’è noto, non corre buon sangue. “Maria, che cosa ti ha regalato Berlusconi per il tuo matrimonio con Costanzo, a parte Canale 5?”, le domanda a bruciapelo Amedeo. Ed è subito leggenda.
Maria prima è vittima, e poi diventa carnefice, torna al suo ruolo di conduttrice, raccontando la storia strappacore della gavetta dei due comici e del padre di Amedeo (portinaio, ospite in studio), citando anche la giovane mamma del comico, da poco scomparsa. Amedeo invitabilmente, seduto sul divano, si commuove, e le lacrime del guitto, così rare a vedersi in qualsiasi contesto, generano uno straordinario cortocircuito emozionale. Che da un lato è bello a vedersi perché vuol dire generosità; vuol dire mettersi in gioco completamente. E dall’altro fa riflettere sulla reale necessità di mettere in piazza proprio tutto il proprio privato, sacrificandolo sull’altare dello share. Ma leggiamola benevolmente, come una benigna volontà autocelebrativa che rientra nel rito della consacrazione del successo di questi due esagitati ragazzi pugliesi, che a volte hanno buoni testi, altre volte molto meno, ma compensano sempre con la velocità.
I difetti del programma, non molti, sono insisti negli stessi pregi: l’abbuffata di Pio e Amedeo, che spesso indulgono su “monologhi” o botta e risposta troppo lunghi, fa scaturire la necessità di tirare ogni tanto un po’ il fiato. Dovrebbero risparmiarsi un po’, filtrando contenuti comici di maggior peso, per evitare allo spettatore l’indigestione e il rischio del rigetto. In tre ore lorde di programma c’è posto per tutto senza lasciarsi prendere dall’eccessiva foga e le idee tutto sommato non mancano. Così come gli ospiti.
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