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Home » Opinioni

Se sull’eutanasia il buon esempio lo dà il leghista Zaia (di M. Cappato)

Immagine di copertina
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto. Credit: AGF

Non era mai accaduto prima. Ma la notizia è stata accolta con un silenzio tombale dalla politica. Troppo presa dalle polemiche quotidiane sul nulla

La notizia più rilevante degli ultimi tempi, sul fronte dei diritti civili in Italia, arriva dal Veneto, nel disinteresse dei partiti. E sono più notizie in una! 

Prima notizia: “Gloria”, paziente oncologica terminale, ha ottenuto dalla Regione Veneto l’aiuto medico alla morte volontaria. Seguita da Filomena Gallo, assistita dal medico Mario Riccio, ha ricevuto dal servizio sanitario la sostanza letale e i dispositivi necessari. Non era mai accaduto prima (nelle Marche, Federico Carboni e l’associazione Luca Coscioni dovettero procedere non “con”, ma “contro” la Regione). 

Seconda notizia: il servizio sanitario del Veneto ha considerato la chemioterapia, alla quale era sottoposta “Gloria”, come “trattamento di sostegno vitale”, condizione indispensabile per ottenere legalmente l’“aiuto al suicidio”, con ciò aprendo la possibilità di avvalersi dell’aiuto a morire anche per i malati terminali di cancro (che in Olanda rappresentano i due terzi delle patologie per le quali si accede all’eutanasia). Non era mai accaduto prima. 

Terza notizia: tutto è successo nella Regione presieduta da un esponente della Lega, Luca Zaia; la Lega, per bocca di Salvini, è uno dei partiti più ostili all’eutanasia, ma Zaia ha garantito che nessun ostacolo e nessun ostruzionismo boicottasse le regole stabilite dalla Corte costituzionale nella sentenza sulla mia disobbedienza civile nel caso Dj Fabo. Non era mai accaduto prima. 

Quarta notizia: nessun capo partito è intervenuto. Non Salvini, per richiamare all’ordine il “suo” governatore. Non Meloni né Tajani, per polemizzare contro l’alleato leghista e compiacere il Vaticano e l’elettorato clericale (troppo esiguo per tornare utile?). Ma nemmeno Elly Schlein e Giuseppe Conte hanno proferito verbo.

Si presentava l’occasione di sfruttare le divisioni della maggioranza su un tema popolare; di dimostrare che anche con un Governo nazionale proibizionista le Regioni possono fare molto, rilanciando in tutta Italia la campagna “Liberi subito” dell’associazione Luca Coscioni, per avere tempi e procedure certe nell’applicazione dell’“aiuto al suicidio” a livello regionale. E invece? Tutti zitti e muti. E ci piacerebbe poter dire che non era mai accaduto prima, ma mentiremmo. 

Nel Paese delle polemiche quotidiane sul nulla, la campagna “Liberi subito” è un’occasione di poter discutere su qualcosa di concreto, cioè su come governare una realtà sociale sempre più significativa, dove non contano i recinti dei partiti e delle coalizioni ma la capacità di ascoltare i bisogni delle persone, in particolare di quelle che soffrono.

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