La vera grande minaccia per l’Europa è la sua ininfluenza globale

Il piano di Trump va ben oltre il vecchio continente: il presidente Usa parla con la Russia per allontanarla da Cina e Iran. L'Ue? Insegua pure, se lo vuole, l’incubo della guerra. Ma Putin non ha interesse a invaderla
In poche e chiarissime parole, Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes ed esperto di geopolitica internazionale, ospite nei giorni scorsi in tv nella rubrica Otto e Mezzo condotta da Lilli Gruber, ha inquadrato nei termini esatti le correnti vicende che coinvolgono Usa, Russia, Ucraina e Medio Oriente.
Proverò a sintetizzare il pensiero espresso da Caracciolo. Gli Stati Uniti stanno trattando con la Russia per raggiungere la pace in Ucraina, sebbene per Trump l‘Ucraina rappresenti un aspetto marginale nella politica americana. Il risultato strategico che Trump intende raggiungere dialogando con Putin è molto più vasto e non riguarda l’Europa per la quale appunto la Casa Bianca coltiva un interesse molto blando.
Con la Russia di Putin Trump sta provando a raggiungere un’intesa globale che ridisegni gli equilibri planetari e si fondi su accordi di carattere commerciale e sullo sfruttamento comune delle materie prime che pongano la Russia al fianco degli Stati Uniti, affrancando Mosca dalla dipendenza politica con la Cina nella quale era stata spinta dalla guerra in Ucraina. L’obiettivo finale di Trump è quindi staccare la Russia dal blocco cinese e farne il partner degli Usa all’interno del ridisegnato quadro degli equilibri internazionali.
In questo scenario in divenire l’Europa semplicemente non esiste. Non c’è. Tutti i passi e le dichiarazioni provenienti da Bruxelles sono destinati a risultare irrilevanti così come i proclami a favore di Kiev che si illude di ricevere appoggio politico dall’Ue. Parlare di un esercito europeo è una pura astrazione perché presuppone un’unità politica della quale non si vede traccia. Progettare di inviare una forza militare di interposizione composta da truppe dei paesi Nato al confine fra Russia e Ucraina è un nonsenso.
La pace non è dietro l’angolo, serviranno molti altri confronti fra Trump e Putin prima di giungere al cessate il fuoco e quindi ad una pace definitiva. La Russia non accetterà mai una forza militare di interposizione formata da truppe dei paesi Nato, Putin decise l’invasione dell’Ucraina proprio per scongiurare l’eventualità di avere soldati Nato alla porta di casa. La Nato peraltro non è sparita, rimane pienamente attiva con il suo sistema di difesa interata diretta dagli Stati Uniti. L’art 5 dello Statuto (che prevede l’intervento militare dei 32 paesi Nato in caso di aggressione ad uno di essi) non è stato abrogato e resta pienamente attivo. Fin qui Caracciolo.
Trump non ritirerà l’ombrello nucleare che ripara l’Europa, ha avvertito noi europei che dobbiamo imparare a camminare con le nostre gambe e a pagarci i sistemi di deterrenza e di sicurezza. Difatti in Ue si parla di aumentare il prelievo sul Pil fino al 3%, anche per finanziare il Rearm Europe da 800 miliardi di euro, del quale finora non si conoscono in dettaglio gli aspetti militari e neppure con quali risorse verrà finanziato.
Dai singoli Paesi, ciascuno per conto proprio, secondo le rispettive possibilità? Oppure dall’Europa con il ricorso al debito comune? Di certo c’è che la Germania dell’incoming cancelliere Merz si è fatta approvare dal vecchio Parlamento (il nuovo non dava garanzie) un mega-piano di riarmo del valore di mille miliardi di Euro in dieci anni.
Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale la Germania abdica al sacro principio della parità di bilancio e scavalca il tabù del debito pubblico per armarsi fino ai denti. Un pessimo, pessimo segnale. I tedeschi armati sono una minaccia, non una garanzia. Chi si arma prima o poi fa la guerra e contro chi farebbe la guerra la Germania assediata dai neonazisti di Afd? Contro la Russia. Altri nemici (veri o immaginari) in Europa non se ne vedono.
Infine, il piano strategico di Trump va ben oltre l’Europa che, ripeto, per la Casa Bianca riveste un interesse del tutto marginale. Trump lavora a ridisegnare i rapporti di forza sullo scenario planetario. Concederà a Putin di riguadagnare lo status di grande potenza mondiale e di estendere la propria influenza sulle terre di confine dell’Est europeo. In cambio gli chiederà di ritirare o ammorbidire l’appoggio di Mosca agli ayatollah di Teheran. L’Iran resta la spina nel fianco degli Usa in Medio Oriente e Trump con l’aiuto di Putin intende disinnescare il tentativo della repubblica Islamica di dotarsi dell’arma nucleare.
Su questo punto, fra Usa e Israele la concordanza di interessi e di visioni è perfetta. Trump incoraggia Netanyhanu a forzare la mano a Gaza, con l’obiettivo di sterminare i palestinesi superstiti e consegnare la Striscia all’America e agli Occidentali per trasformarla nella Florida sul Mediterraneo. Incoraggia le mire espansionistiche del governo di Tel Aviv che punta a ripopolare la Cisgiordania di coloni ebrei ultraortodossi e dare forma al progetto della Grande Israele dal Giordano al mare. Uno Stato che aiuti gli Usa a regolare i conti con l’Iran una volta per tutte.
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L’Europa? Ininfluente, marginale, senza ruolo politico e senza voce. Insegua pure, se lo vuol, l’incubo della guerra contro la Russia. Putin non aggredirà i Paesi dell’est salvo che non venga provocato a farlo. Come? Ad esempio schierando ordigni nucleari in Ucraina. Eventualità che farebbe saltare subito qualunque trattativa di pace. I punti cardine di Putin, oltre alla conferma dei territori occupati (Crimea e Donbass, Kiev la guerra l’ha persa), restano gli stessi di tre anni fa. Ucraina neutralizzata e senza ordigni nucleari forniti dall’Occidente. Nessuna truppa dei Paesi Nato al confine con la Russia. Non è difficile da capire. Basta usare il cervello e una buona dose di realpolitik. Qualità che nell’Europa di oggi purtroppo sono merce rarissima.