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Liguria, Renzi e Calenda sono due cavalli di Troia della destra?

Immagine di copertina
Credit: AGF

Ultime notizie dal pianeta Marte, in attesa delle elezioni regionali in Liguria del 27 e 28 ottobre prossimi. Non ridete, mi raccomando.

Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda sono alle prese con le rispettive rivolte interne. Nel partitello di Renzi inchiodato dai testardi sondaggi al 2%, uno dei colonnelli, Luigi Marattin, prepara la scissione dell’atomo. È in dissenso con la mossa del capo che insiste e sgomita per sedersi al tavolo del centrosinistra.

Renzi va capito. Con Bonino alle Europee ha raccattato un misero 3,8% ed è rimasto chiuso fuori dall’arengo di Bruxelles. Annaspa, ha il naso a pelo dell’acqua e dunque getta alle ortiche lo sbandieratissimo progetto centrista – una specie di Sarchiapone – e col cappello in mano si raccomanda ad Elly Schlein.

Lei non dice né sì né no, traccheggia, preoccupata delle reazioni dei suoi colonnelli renziani, i cacicchi pronti a sfiduciarla, secondo un modello di successo sperimentato con Veltroni, Franceschini, Bersani, Renzi, Martina e le reggenze di Epifani e Orfini, Zingaretti, Enrico Letta. Infine Elly Schlein eletta non dagli apparatnicik del partito – loro avevano incoronato il renziano Bonaccini – bensì dalla base, cioè dagli elettori, disgustati dall’ennesimo ribaltone pilotato dai colonnelli del Pd.

In casa Calenda (3,8%) due giganti della politica, Mariastella Gelmini ed Enrico Costa, ululano e gemono che il matrimonio con Orlando non s’ha da fare. Nemico delle sante infrastrutture, accusa lei, già nota per le frequentazioni assidue all’orecchio di Berlusconi in tandem con Mara Carfagna. Le due signore ora fanno parte del pacchetto di Azione ma evidentemente a Mariastella l’abito cucito dal leader sta stretto stretto.

L’altro tizio, Enrico Costa, è il campione del “garantismo liberale”. La definizione è sua. Tradotto: in galera vanno solo i poveracci. Noi ottimati della politica siamo insindacabili dalla magistratura. Ultima prodezza &”garantista” firmata Costa, un cursus honorum che parla per lui. Già ministro nei governi Renzi e Gentiloni viceministro con Orlando (toh!) Guardasigilli nel governo Renzi.

Da parlamentare, Costa ha vagato pellegrino da Forza Italia al Popolo delle Libertà, da lì al Gruppo Misto (Fare/PRI/liberali), quindi al Ncl-Scpl-Maie (qualunque cosa volesse dire) poi di nuovo al Misto Ncl, indi figliol prodigo in Forza Italia, di nuovo nel Misto/Ni, nel Misto/A+Europa-Ri. A seguire la maratona si è conclusa, temporaneamente si immagina, con l’approdo in Azione-Popolari europeisti Riformatori-Renew Europe.

Alle elezioni europee dello scorso giugno è stato trombato, non avendo il raggruppamento di Calenda e frattaglie varie raggiunto la soglia minima del 4%. Una prece. Illuminato dallo sfavillante curriculum personale di cui sopra, Enrico Costa ha appena portato a casa dal Parlamento il decreto che impone il divieto di pubblicare ordinanze di custodia cautelare. Una museruola messa a magistratura e informazione che ha fatta stappare champagne ai garantisti a tassametro. Se la norma fosse stata già vigente, di Toti&C sapremmo a malapena di cosa sono accusati).

Ecco, Orlando il frontman non furioso dialoga con tutti, ma proprio con tutti, anche con la portinaia di casa. E ragiona, tesse, confronta, misura, medita, riflette, pensoso come Kant (“Il cielo stellato sopra di noi, la legge morale dentro di noi”) e paziente più di Giobbe attende risposte, commenti, repliche, distinguo dai vari interlocutori.

Intanto il programma del centrosinistra sobbolle ignoto nel pentolone delle buone intenzioni e chissenefrega dei sondaggi che raccontano della rivolta del popolo di sinistra (ohibò, sopravvive a dispetto del Pd) contro l’ipotesi di imbarcare gli ex gemelli centristi. Un elettore su quattro del Pd ha dichiarato che con Renzi in casa non andrà a votare o non voterà il Pd. Ancora più negativi i fans di Avs e M5Stelle.

Ma cosa contano gli elettori in Italia? Si va avanti a testa alta e petto in fuori rischiando l’ennesima gloriosa sconfitta. Ringrazieremo Bibi&Bibo (i Monelli del Corriere dei Piccoli. Questa è per i vecchi come me), scoprendo che i due Dioscuri del defunto centrismo sono i naufraghi di una operazione politica morta in culla.

Renzi alle europee in Italia ha avuto il 3,78% e Calenda al 3,36. In Liguria rispettivamente il 3,74% e il 3,53% Al netto delle annunciate defezioni nel campo del centrosinistra e del pervicace astensionismo, il saldo per il centrosinistra rischia di andare in rosso.

Pier Luigi Bersani alla festa del Fatto Quotidiano (orrore!) ha detto parole definitive su Renzi in coalizione. “Sei sicura, Elly, che il Pd sia vaccinato dal renzismo? Un vaccinato può rischiare anche il Covid. Io partirei dai percorsi che talvolta con il Pd comprendono in periferia anche Calenda e Renzi. Ma è un’idea balzana che uno stia con la sinistra nel governo della regione Emilia Romagna e con la destra nel governo del capoluogo. Nel renzismo c’è un disegno politico che viaggia in circolazione extracorporea. Brutalmente: fare del Pd la Forza Italia dei tempi moderni, tagliando le radici di tutte le sinistre laiche e cattoliche. Stiamo discutendo di Renzi da una posizione che è dieci volte più consistente della sua. Se domani cadesse il governo Meloni io Renzi non lo prenderei su. A me interessa l’autorevolezza della cultura liberale che può non piacerci ma deve essere basata sui principi progressisti, civili, civici. Renzi è un tema che ci buttano in casa. Preoccupiamoci come ci allarghiamo sul serio e con chi”.

Bersani ha parlato. Augh! Fatto sta che Renzi e Calenda si aggrappano alla disperata alla zattera offerta loro dal tafazzismo del Pd. Inconsapevole, parrebbe, che i due, nel laboratorio ligure sono le bombe innescate, in vista del futuro showdown nazionale, sotto la chiglia di una alleanza autenticamente di sinistra. Che né Renzi né Calenda contemplano. Come è ovvio, dal loro punto di vista.

Nel frattempo i profeti del nulla faranno i cavalli di Troia di madame Meloni. Sotto sotto ai due il governo-fascio leghista non dispiace, se serve a tenere in rispetto l’aborrita sinistra “giustizialista” e il M5S. La prova della connivenza con la destra? In Parlamento i due gruppuscoli hanno votato le peggiori schifezze del governo Meloni. Renzi addirittura ha detto sì a La Russa presidente del Senato. Ovviamente entrambi sono con Nordio e la sua riforma della Giustizia. Se falliranno l’aggancio ligure, si consoleranno continuando a fare gli scendiletto alla camerata Giorgia.

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