In Abruzzo non c’è nessun effetto Sardegna
Se qualcuno si aspettava che il risultato in Sardegna potesse in qualche modo influenzare per un verso o per l’altro quello delle elezioni in Abruzzo, deve fare i conti con il fatto che ciò che è uscito dalle urne di queste ultime regionali è stato perfettamente in linea con i sondaggi delle scorse settimane precedenti alla vittoria di Alessandra Todde in Sardegna. Viene quindi da pensare che il voto sardo non abbia in alcun modo influenzato quello abruzzese e che la vittoria del presidente uscente Marco Marsilio, storico esponente di Fratelli d’Italia, non rappresenti una reazione dell’elettorato del centrodestra a una crescita dell’elettorato del centrosinistra e non sia stata scalfita da alcuno scatto d’orgoglio o tentativo di volata da parte dell’opposizione sulla cresta dell’onda delle regionali in Sardegna.
La vittoria di Marsilio è arrivata con margine di sette punti che gli ha fornito una solida tranquillità sullo sfidante Luciano D’Amico in una sfida altamente polarizzata tra due soli candidati, sostenuto il primo dal centrodestra nel suo classico schema consolidato e il secondo da un campo largo più largo che mai che comprendeva Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle, Azione, Italia Viva, Verdi e Sinistra, tra gli altri. Se sul risultato non ci sono eccessivi approfondimenti da fare, è sulle conseguenze che questo potrebbe avere che invece qualcosa da dire ci sarebbe, soprattutto alla luce dei risultati delle singole liste.
Se Fratelli d’Italia può sorridere oltre che per la riconferma di Marsilio anche per il 24 per cento che le permette di essere la lista più votata (e di arrivare quasi a quadruplicare circa i voti rispetto a cinque anni prima), se anche il PD, pur nella sconfitta, può dirsi soddisfatto di un più che onorevole 20 per cento, e se anche Forza Italia può essere felice del terzo posto con il 13 per cento in un momento in cui tanti si interrogano sul futuro del partito senza Berlusconi, gli osservati speciali sono però altri. Perché alle loro spalle, dopo il quarto posto della lista civica di D’Amico, si piazzano la Lega al 7,56, venti punti in meno del 2019, e il Movimento Cinque Stelle al 7 per cento, anche loro in netto calo rispetto al dato del 2019 quando sfiorarono il 20. Ed è in questo contesto che bisogna vedere in che modo questi dati influiranno sulle scelte di questi partiti nel futuro prossimo.
La Lega negli ultimi anni è infatti piombata dal 34 per cento delle Europee del 2019 all’8,6 delle ultime politiche, con Matteo Salvini che ha perso su tutta la linea lo scettro del comando della coalizione di centrodestra in favore di Giorgia Meloni. Ad oggi i sondaggi non sembrano premiare la Lega, e i risultati in Sardegna come in Abruzzo sono stati deludenti, fatto che potrebbe portare Salvini a un cambiamento di rotta politica per cercare di invertire la tendenza ed evitare anche un regolamento di conti interno al partito ad oggi tutt’altro che impossibile. Ma un cambio di rotta del partito che conseguenze avrebbe nella coalizione di centrodestra? Un irrigidimento delle sue posizioni, con alla testa il precedente del Papeete, può portare a far traballare la maggioranza? Il tempo lo mostrerà, ma la situazione della Lega non è l’unico osservato speciale.
Spostandoci dall’altra parte dello spettro politico, il “campo largo” non replica il successo della Sardegna, per quanto si tratti del secondo miglior risultato mai raggiunto alle regionali dall’alleanza tra PD e Cinque Stelle. Certo, proprio in virtù dei magri risultati raccolti in passato, c’è da chiedersi se la Sardegna sia stata un’eccezione o l’inizio di un percorso più incisivo che però in Abruzzo ha mancato l’obiettivo. Il fatto è che il vento in poppa dopo la vittoria di Alessandra Todde aveva aumentato le aspettative del voto abruzzese, e c’è da vedere se la delusione sarà tale da mettere in discussione il progetto, soprattutto da parte del Movimento Cinque Stelle, uscito ridimensionato sia nel voto abruzzese che in quello sardo, pur avendo eletto presidente una propria esponente nel caso del voto isolano.
Per quanto i pentastellati abbiano spesso avuto maggiori difficoltà nei voti amministrativi che in quelli politici, Conte dovrà valutare se, soprattutto in vista delle europee, preferirà differenziarsi dal centrosinistra per provare ad aumentare il proprio consenso anziché schiacciarlo verso altri partiti. Prendendosi però un grande rischio, in una politica che sembra andando verso la polarizzazione e in cui correre da soli non è detto che premi. La Basilicata, dove si voterà a breve, sarà in questo senso un banco di prova importante.
Andando ad analizzare i dati elettorali, la vittoria di Marsilio arriva in tutte le province tranne a Teramo, dove D’Amico ha vinto seppur di poco. Marsilio ottiene una leggera maggioranza a Pescara e Chieti, mentre stravince a L’Aquila con oltre il 60 per cento. Come in Sardegna e in tutte le recenti elezioni, il centrosinistra fa un risultato migliore nei centri più grandi, mentre nei comuni più piccoli è più forte il centrodestra, per quanto tale differenza sia meno evidente che in altri casi recenti.