Diva, spia e amante di Napoleone III: la contessa ribelle Virginia Verasis (di V. Magrelli)
Trent’anni fa, invitato a un festival letterario in Canada, ebbi la sorpresa di scoprire che tutti gli interventi programmati erano stati suddivisi in tre grandi categorie: poesia, prosa, biografia. Questo per dire quale è stato il ritardo con cui il mercato librario italiano ha accolto la prepotente crescita di un genere già ampiamente sviluppato nel mondo angloamericano: quello delle vite di uomini e donne illustri o comuni, sublimi o nefasti, e così via. È a partire da tale preambolo, che vorrei presentare La contessa. Virginia Verasis di Castiglione, una biografia firmata da Benedetta Craveri per Adelphi.
Facendo ricorso al linguaggio cinematografico, esaminerò il volume partendo dalla fine, ossia dai suoi titoli di coda. Ebbene, bisognerà innanzitutto notare che, in un libro di 450 pagine, quasi un centinaio risultano dedicate alle note, 19 alle illustrazioni e 3 ai ringraziamenti. Si tratta dunque di una ricerca protrattasi per anni attraverso letture, ricerche d’archivio, conversazioni con esperti e studiosi. Basti soltanto segnalare che un’amica viene ricordata per aver confermato l’ipotesi secondo cui il burnus nero indossato da Alida Valli nel film Senso di Luchino Visconti è effettivamente ispirato a quello di Virginia nel ritratto di Jacques-Emile Blanche, mentre a un altro conoscente, appassionato di enigmistica, va la riconoscenza dell’autrice per averla aiutata a decifrare gli «scarabocchi infernali» della contessa. Orientandosi in tale mare magnum di documenti, Craveri è riuscita a trasformare le sue indagini in un racconto appassionante, capace di ricostruire una personalità piena di energia, intelligenza e fascino.
Eppure, nella sua stessa patria, l’importante azione politica e culturale svolta durante il Risorgimento da questa donna (insieme spia, diplomatica e diva dei salotti parigini, oltre che amante dell’Imperatore Napoleone III), è rimasta a lungo sottovalutata. La ragione di tutto ciò va indicata nel rogo della sua abitazione, perpetrato per ordine del governo italiano poco dopo la sua scomparsa e preceduto da diversi furti.
Fu questo il motivo per cui, nella nostra storiografia, si perse quasi traccia di Virginia, mentre in Francia la sua stella non cessò di risplendere, innanzitutto grazie alle pagine (prefatte da Gabriele D’Annunzio) della Divine Comtesse di Robert de Montesquiou, letterato, dandy e ispiratore di un celebre personaggio della proustiana Ricerca del tempo perduto. Concludo con le parole con cui Craveri ha inteso descrivere i tratti salienti dell’eroina: «Il suo desiderio di libertà era sfociato in una ribellione a tutto campo contro le regole di abnegazione familiare, pudore, sottomissione, rispettabilità imposte alle donne dall’etica del secolo borghese: una ribellione che ha mantenuto intatta la sua forza incendia- ria e che ancora oggi disturba, sconcerta, scandalizza».
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