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La democrazia non è solo contare i voti ma un insieme di regole e meccanismi (di S. Mentana)

Immagine di copertina
Credit: AGF

A pochi mesi dalle Europee si vorrebbe rendere la vita più difficile alle liste più piccole ma ricordiamoci che nel 2013 Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni aveva solo il 2%

La democrazia è qualcosa che non funziona semplicemente andando a votare e contando le schede e in cui automaticamente chi ottiene più voti vince. Si tratta di un insieme di regole e meccanismi che possono sembrare anche molto tecnici e a tratti esoterici agli occhi di molti, ma nonostante il loro linguaggio fatto di scorpori e disgiunti, sbarramenti e proporzionali possa risultare poco inclusivo agli occhi di molti, esso riguarda ogni singolo cittadino italiano senza eccezione alcuna.

Come noto, le leggi elettorali possono essere determinanti per decretare chi sia il vincitore e con quale margine ottenga la vittoria, così come l’effettiva rappresentatività per gli sconfitti e, tenere conto della possibilità che non vi siano maggioranze. Tuttavia, l’esito elettorale e il modo in cui esso viene determinato rappresenta solo uno degli ultimi passaggi di un processo ben più lungo e complesso che parte dalla possibilità per partiti, movimenti e cittadini di presentare una lista alle elezioni: un meccanismo che cambia di Paese in Paese e che può variare di elezione in elezione.

Negli Stati Uniti, dove a novembre si andrà al voto per scegliere il presidente, ad esempio, in ogni stato è necessario un numero diverso di sottoscrizioni perché un candidato presidente possa presentarsi agli elettori. Se in certi casi queste la soglia di firme da raggiungere è molto bassa, in altri la situazione è totalmente diversa e risulta molto proibitiva per i partiti e i movimenti più piccoli. Secondo alcuni osservatori proprio queste regole rappresentano una delle ragioni per cui negli Stati Uniti raramente – e mai in modo determinante – il sistema bipartitico è stato messo in discussione.

Ovviamente questi meccanismi riguardano anche l’Italia, dove in molti casi le sottoscrizioni da raggiungere possono essere numericamente molto proibitive per le forze politiche più marginali, tanto più in un momento di disaffezione verso la politica come quello che stiamo vivendo. Marco Cappato aveva provato a combattere una battaglia per rendere possibile sottoscrivere una lista tramite lo Spid, come peraltro è possibile per i referendum, ma questa non ha avuto successo. Ed è un male, perché riguarda tutte le forze politiche e renderebbe ai cittadini più semplice partecipare alla cosa pubblica e semplificherebbe la vita di molte forze politiche.

E oggi, con le Europee che si avvicinano, circolano emendamenti che, a pochi mesi dal voto, renderebbero difficilissimo presentarsi per le liste più piccole e rischierebbero di trasformare il voto in una gara aperta solo a un’élite di partiti già in parlamento. Sarebbe bello che Fratelli d’Italia, che poco più di dieci anni fa aveva meno del due per cento e oggi è in testa in tutti i sondaggi, tenga presente che anche un partito piccolo può diventare grande e permetta che vi siano regole che permettano agevolmente a tutti di presentarsi alle elezioni senza eccessive difficoltà.

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