Altro che decisioni prese su base scientifica: il Cts smentisce Draghi e nega di aver mai parlato di scuola
In conferenza stampa con il presidente del Consiglio Draghi con il ministro Speranza e il presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts Franco Locatelli ha dichiarato che il Comitato Tecnico Scientifico non aveva mostrato «nessun dissenso rispetto alle recenti disposizioni» prese dal governo. La dichiarazione è importante perché proprio Mario Draghi, appena insediatosi, aveva solennemente promesso che tutte le disposizioni del suo governo sarebbero state prese alla luce di evidenze scientifiche e nessuno più del Cts può essere garanzia alla basi di qualsiasi decreto.
Il problema è che nei giorni successivi i membri del Cts hanno smentito Locatelli e la notizia a quanto pare è considerata poco importante. Secondo il Cts infatti le decisioni adottate non avranno un impatto immediato sul virus, ritenuto indispensabile per arginare la pandemia. Ed è sfuggito a molti anche che l’Istituto superiore della sanità il giorno immediatamente successivo al decreto di Draghi abbia riaffermato con forza che servissero misure più urgenti e più restrittive. Gli stessi dubbi sono stati sollevati sulle quarantene ormai di fatto affidate alla buona volontà e alla serietà dei singoli.
Ma ancora più gravi sono le dichiarazioni dei membri del Cts che confermano come nel comitato non si sia mai discusso di scuola, oltre che di obbligo vaccinale. Se tutta la discussione intorno alle scuole è stata chiusa da Draghi affermando di avere semplicemente messo in atto le decisioni della comunità scientifica rimane da capire a chi si riferisse il presidente del Consiglio. Ed è proprio per questo che servono dati chiari sul contagio: se un governo vuole risultare credibile nelle sue decisioni e soprattutto vuole sottoposti alla verifica della congruità delle sue decisioni, il dibattito non può essere scollegato dalla disponibilità di numeri certi.
Alcuni membri del Cts tra l’altro lamentano la sensazione che si lascino un po’ troppo correre le infezioni, riconoscendo la tenuità della variante Omicron (anche grazie ai vaccini) ma confermando l’impossibilità di trattarla come una normale influenza.
Tutto questo rende chiaro che Locatelli intenda il proprio ruolo non solo come coordinamento del Comitato ma con una improvvida sostituzione allo stesso. Almeno finiamola con questa farsa delle decisioni prese “solamente su base scientifica”: la gestione della pandemia in questo momento è di natura prettamente politica. Si è deciso di lasciar correre, lasciar andare e di provare a “rischiare”. Se avessero il coraggio di dirlo chiaramente (“siamo disposti ad avere 4mila morti al mese perché per noi l’unica morte è quella del soldo”) almeno gli riconosceremmo onestà intellettuale.