Tutto chiuso, l’Italia si ferma: stringiamo i denti ora per tornare presto alla normalità
Tutto chiuso, dunque, tutto si ferma nel nostro Paese. L’emergenza lombarda, che in questo momento da sola arriva a comprendere due terzi dei casi di tutta Europa, ha dettato i tempi ad un intero paese. Non poteva essere altrimenti. Misure estreme, dunque: cessazione di tutte le attività con l’esclusione dei servizi di sussistenza, una sola persona per famiglia sarà autorizzata ad uscire per fare la spesa.
A questo scenario, la paura della deflagrazione del Coronavirus al Sud, scandita come un conto alla rovescia dalle previsioni infauste e dal flusso migratorio interno prodotto dal secondo decreto zona rossa, ha dato il colpo di grazia definitivo alle speranze di poter mantenere ogni parvenza di normalità.
Nel momento in cui il governo Conte prende questa scelta – peraltro sollecitata da quasi tutti i governatori regionali – non ha senso dibattere sul fatto se il provvedimento in questo momento sia giusto o sbagliato. La Cina ha preso le misure più estreme a gennaio quando aveva registrato solo venti decessi, l’Italia ci arriva quando ha superato le cinquecento vittime. La Francia di Macron che ancora ieri negava l’emergenza, è già arrivata a contante duecento morti, i ministri tedeschi dicono che l’epidemia durerà fino ad ottobre, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha appena dichiarato la Pandemia. Nessuno è in grado di prevedere cosa produrrà negli Stati Uniti il diffondersi del Covid 19.
Lo scenario in cui questo nuovo decreto entra in vigore, dunque, è questo. La serrata anti-virus, tuttavia, non può essere una resa incondizionata, e nemmeno intesa come un passo indietro della società civile: deve avvenire con il massimo sostegno economico agli italiani che dovranno sostenere questo enorme sforzo economico e sociale. Deve avvenire salvaguardando servizi di sussistenza, rifornimenti alimentari, farmaci, e anche – e soprattutto – che il flusso dell’informazione continui senza interrompersi. In un paese in emergenza, in cui persino il Parlamento è colpito dal virus (da ieri) la democrazia non fa passo indietro. Siamo tutti in trincea, tutti in prima linea, siamo tutti solidali, pronti a stringere i denti ora, per poter ritornare alla vita normale al più presto.
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