I geni della settimana invocano il pugno duro nei controlli fregandosene delle esigenze delle persone
C’è qualcosa che non torna nella soddisfazione del pugno duro nei controlli delle forze dell’ordine in tempi di quarantena, qualcosa che non tiene conto delle esigenze, spesso dolorose, di chi non può permettersi di stare a casa semplicemente perché le gravità della vita non possono permettersi di fermarsi. Se una bambina operata per un tumore non è un motivo valido per spostare un padre e una madre, allora significa che si è perso il senso della misura
I geni della settimana sono gli elevatori di multe che ci fanno vergognare. Sono le settimane delle multe anaffettive, della burocrazia che bastona, della legge usata come clava e di un controllo ossessivo che sembra essersi trasformato in una moda. Dopo gli elicotteri sui tetti e gli inseguimenti in diretta televisiva, l’ultima notizia arriva da Grosseto e, a differenza della spettacolarizzazione delle puntate precedenti, aggiunge dolore al dolore e povertà alla povertà: un padre deve portare la figlia di 8 anni a un controllo dopo che sua figlia ha subito un trapianto di midollo osseo. La bambina ha paura e ha bisogno di sua madre per affrontare la visita, per entrare in reparto in ospedale. La famiglia decide di mettersi in auto e partire, tutti sono negativi al Covid-19 poiché come categoria fragile sono stati sottoposti al tampone. La Polizia Stradale li ferma sull’Aurelia, a pochi chilometri da Livorno, e decide che sono troppo lontani da casa e sono in troppi dentro l’auto. La sanzione è di 533 euro. Il padre è in cassa integrazione e questo mese ha incassato dalla sua azienda 590 euro. Gliene avanzano 57 per vivere.
“Ricorreremo in giudizio. Non c’erano requisiti per elevare questo verbale e perciò presenterò ricorso nelle sedi giudiziarie competenti” ha detto l’avvocato di famiglia Simone Falconi che ha reso pubblica la vicenda ma intanto lo sfogo del padre su Facebook è diventato virale e ha acceso gli animi. (La multa è stata poi cancellata con scuse dal capo della Polizia).
C’è qualcosa che non torna nella soddisfazione del pugno duro nei controlli delle forze dell’ordine in tempi di quarantena (possiamo permetterci di dirlo?), qualcosa che non tiene conto delle esigenze, spesso dolorose, di chi non può permettersi di stare a casa semplicemente perché le gravità della vita non possono permettersi di fermarsi. Di oggi è la notizia di un ragazzo che consegna cibo a domicilio che è stato multato perché con la sua bicicletta ha attraversato involontariamente un lembo di parco seguendo il suo navigatore: anche per lui la multa costa come un mese di stipendio, l’unico stipendio a casa per tutta la famiglia.
Si sente l’odore di un ghigno che non ha nulla a che vedere con la salute pubblica e con l’applicazione della legge: se una bambina operata per un tumore non è un motivo valido per spostare un padre e una madre (controllati e negativi) allora significa che si è perso il senso della misura. E non è auspicabile abusare della pazienza di milioni di cittadini che stanno facendo la loro parte. Oltre che governare il virus ci sarebbe anche da governare i bisogni delle persone. No?
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