L’Europa batte un colpo da cento miliardi e liquida le chiacchiere demagogiche dei “sovranisti”
Nella sua “ora più buia”, mentre gli egoismi di alcuni Stati ne minano l’unità, mentre i cosiddetti “sovranisti” rimuovono le sue bandiere e sganciano le consuete bombe di chiacchiere demagogiche, l’Europa batte un colpo. Un colpo che pone l’istituzione sovranazionale al centro della lotta al Coronavirus; un colpo destinato a riscrivere la storia dei rapporti tra gli Stati membri e a cambiare radicalmente la stessa percezione dell’Unione da parte dei cittadini che la abitano.
“Il bilancio europeo sarà il nostro piano Marshall. Con un nuovo strumento di solidarietà mobiliteremo cento miliardi per mantenere le persone nei loro posti di lavoro e sostenere le imprese. Questa è solidarietà europea”, ha detto la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, presentando il SURE (Support to mitigate unemployment risks in emergency), un fondo europeo contro la disoccupazione che sarà sostenuto da venticinque miliardi di garanzie volontarie degli Stati membri e che servirà a finanziare “casse integrazioni nazionali o schemi simili di protezione dei posti di lavoro”, ovvero soldi che verranno utilizzati per permettere alle imprese di non licenziare i lavoratori e misure di sostegno al reddito per le persone maggiormente colpite dalla crisi.
Una solidarietà che la Presidente della Commissione UE ha espresso anche in una lettera aperta pubblicata da “Repubblica”, una lunga missiva in cui si leggono anche delle vere e proprie scuse al nostro Paese: “Oggi – scrive Ursula von der Leyen – l’Europa si sta mobilitando al fianco dell’Italia. Purtroppo non è stato sempre così. Bisogna riconoscere che nei primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune europea, in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria. Non si rendevano conto che possiamo sconfiggere questa pandemia solo insieme, come Unione. È stato un comportamento dannoso e che poteva essere evitato”.
Parole pesanti come pietre, un messaggio chiaro ai cosiddetti “falchi” tedeschi e olandesi, ma anche una diga contro l’avanzata di quei sentimenti euroscettici cavalcati dai “sovranisti” che iniziavano a far breccia anche tra gli europeisti più convinti, delusi dallo spettacolo offerto da alcuni ministri e capi di governo nordeuropei in queste settimane difficili. Sia chiaro: il nodo più importante, ovvero la scelta delle misure più pesanti per fronteggiare la crisi (Mes, Bei o Corobabond) è ancora da sciogliere, ma da oggi è cambiato il paradigma. Da oggi l’Europa c’è. I cosiddetti “sovranisti” rimettano le bandiere al loro posto.
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