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Libertà di movimento e diritto alla prossimità: ecco perché abbiamo bisogno di entrambi

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La città dei 15 minuti, come tante idee proposte in numerosi settori rischia di trasformarsi in una formula che ognuno può interpretare e modellare in maniera totalmente diversa, col rischio anche di snaturarla completamente. Questa teoria, proposta dall’urbanista franco-colombiano Carlos Moreno per la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, è diventata un mantra per i primi cittadini di numerose città in tutto il mondo.

L’idea di base è una: fare in modo che ogni quartiere possa disporre di servizi raggiungibili a piedi o con mezzi sostenibili in non più di un quarto d’ora. E l’idea, in piena pandemia, mentre siamo stati nostro malgrado costretti ad adeguarci a distanziamenti sociale e confinamenti, è stata presa come modello di vita a misura d’uomo e ripresa anche venuta meno la fase emergenziale.

In un’epoca storica in cui le auto private vengono spesso disincentivate e si promuove la mobilità alternativa, come per grandi cambiamenti del passato anche l’urbanistica si deve adeguare e deve accompagnare i nuovi stili di vita. Tuttavia, ridurre un concetto come la città dei 15 minuti, basato sulla vivibilità e la prossimità, alla sola creazione di ZTL e ciclabili rischia di essere non solo riduttivo, ma anche controproducente.

Una città, soprattutto una metropoli, deve avere prima di tutto una serie di infrastrutture che permettano a tutti i cittadini di raggiungere anche i quartieri più distanti nel modo più rapido e agevole possibile, senza che siano costretti a usare autostrade urbane intasate né mezzi pubblici ridotti a carri bestiame in cui gli unici 15 minuti sono quelli di attesa alla stazione della metropolitana. Una città in cui si impiegano ore a spostarsi da un quartiere all’altro è infatti una città in cui questo diritto è messo a dura prova, e che lo spostamento avvenga per necessità o per diletto, poco importa.

Ma alla libertà di movimento va anche affiancata la libertà a non muoversi, una libertà che può essere espressa solo potendo accedere ai principali servizi senza dover andare da un capo all’altro della città col rischio di passare ore nel traffico o in mezzi pubblici inefficienti. Perché le principali necessità di ciascun cittadino siano facilmente raggiungibili da ciascuno serve prima di tutto che questi servizi siano attivi e funzionanti, diffusi in modo capillare in ogni zona della città e possano essere più facilmente accessibili grazie al contributo degli urbanisti.

Solo così, con una commistione di trasporto efficiente e accessibilità dei servizi, di urbanistica ed efficienza, la città dei 15 minuti può offrire il meglio ai propri cittadini. Diversamente, se viene fatta passare solo come una serie di paletti, rischia di essere vista come l’ennesima imposizione calata dall’alto, facendo perdere una grande possibilità per rendere le nostre città più vivibili.

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