Caro Marco Tarquinio, ci vorrebbe più rispetto per i valori fondamentali del PD
Dopo aver letto oggi su Repubblica l’intervista a Marco Tarquinio ho deciso di scrivere questa breve riflessione. Parto intanto da ciò che ci unisce: il pacifismo e la visione inclusiva sull’immigrazione. Poi, purtroppo, c’è il tanto che ci divide e sul quale gli chiedo maggiore rispetto, visto che molti di questi temi sono da tempo leggi dello Stato.
Penso a valori fondamentali sui quali ho letto, con dolore, parole contrastanti: da “l’aborto non è un diritto” a “per crescere un figlio è essenziale una figura femminile materna”, fino a “ho contestato l’articolato della legge sulle unioni civili“.
Tralascio i commenti ovvi sull’interruzione volontaria di gravidanza e sull’evocazione dell’immagine patriarcale e stereotipata della donna-madre, e penso con terrore a come, una volta eletto in UE, voterà l’on. Tarquinio su risoluzioni e direttive in materia.
Non posso esimermi, invece, dall’approfondire in tema di unioni civili: ricordo con perfetta memoria i molti articoli di Avvenire nei due lunghi anni di lavoro sulla legge, tra il 2015 e il 2016; in sostanza la contrarietà riguardava il fatto che il nuovo istituto delle unioni civili fosse modellato sul matrimonio civile, l’uso della parola famiglia, il riconoscimento della vita familiare e l’estensione di tutti i diritti sociali.
Non piaceva a quel mondo cattolico che le unioni civili fossero un nuovo istituto giuridico di diritto pubblico, pienamente ancorato alla Costituzione, che incideva sullo stato civile e, quindi, anagrafico delle persone contraenti. Ora, a distanza di otto anni, rebus sic stantibus, ci vorrebbe più rispetto per i valori fondamentali di un partito che ti sta ospitando nelle sue liste, visto che il dott. Tarquinio è un candidato indipendente del Pd.
Chiudo con una metafora, forse non troppo signorile: è come se da invitato ad un pranzo in casa di altri non solo si rifiutassero schifandole quasi tutte le portate, ma si masticasse a bocca aperta e ci si lasciasse scappare qualche rutto, scegliendo così volutamente di oltraggiare i commensali.
Non penso sia questo il modo migliore di iniziare una convivenza in un contesto plurale quale è il PD, non è questo il modo più corretto per “costruire una relazione e decidere un cammino“ insieme.