Care deputate e senatrici M5S-Pd, smettete di guardarvi in cagnesco e insegnate ai colleghi come si fa a mettersi d’accordo
Care deputate e senatrici M5S-Pd, smettete di guardarvi in cagnesco e insegnate ai colleghi come si fa a mettersi d’accordo
Care deputate e senatrici dei Cinque Stelle e del Partito democratico e della Sinistra, diciamo la verità: fino a ieri, vi siete guardate in cagnesco. Vi siete date addosso senza tanti complimenti in nome della presunta differenza inconciliabile tra le vostre parti politiche. Adesso, però, vi trovate sulla stessa sponda. Andare d’accordo sarà una grande prova anche per voi.
Converrete che sono davvero strani i giochi della politica. Chi ieri era amico oggi è avversario. C’è un avversario, Salvini e la sua Lega, che per una parte di voi non merita tregua dopo aver tradito la fiducia. Un avversario arrogante e senza scrupoli, lunatico e affidabile come le stelle cadenti dell’agosto meteorologico.
È questo avversario che ha reso possibile l’alleanza, fino a ieri inimmaginabile, tra i vostri gruppi politici, ora di fronte a una dura prova. Il Governo che sta nascendo, inutile negarlo, è debole e precario. Nel linguaggio politichese lo si direbbe bisognoso di un centro che ne sostenga la stabilità. Preferisco parlare di un nucleo che ne agevoli la navigazione a dir poco complicata.
Allora mi rivolgo a voi, senatrici e deputate della nuova maggioranza: avete il coraggio di farvi paladine di una battaglia che metta in primo piano la voce delle donne italiane e migliori così la situazione in cui tutti, uomini e donne, viviamo? E, in nome della comune identità, avete il coraggio di superare i vecchi steccati per far sì che le decisioni prese non rispondano soltanto alla visione maschile? E dunque sarete capaci di creare un gruppo coeso che contribuisca alla stabilità dell’esecutivo?
È urgente cambiare il lessico e, quindi, la sostanza dell’agire politico dei troppi che si rivolgono a sessanta milioni di italiani, quasi fosse un popolo indistinto. Noi cittadini siamo uomini e donne con bisogni comuni e differenti, e non c’è stato mai un governo che abbia saputo e voluto darsi un programma che li riconoscesse entrambi.
L’onorevole Di Maio, uscendo dalle consultazioni con il presidente Mattarella, ha parlato di programma omogeneo ed è sicuramente un passo avanti rispetto al contratto a suo tempo sottoscritto tra M5S e Lega. Ma per essere davvero omogeneo, deve uscire dalla genericità e andare bene sia ai partiti che alle italiane e agli italiani.
Vi incito: guardatevi dai rispettivi banchi con spirito collaborativo. Cercate tra di voi l’intesa che farà bene al Governo e a noi, che dipendiamo dalle decisioni che prenderà. Usate la vostra forza e trovate nella comune identità femminile lo stimolo per dimenticare di essere state avversarie. E vi aiuti la consapevolezza che, anche in questo pazzo 2019, in Parlamento come in ogni altro luogo, essere donne non è un privilegio. Non illudetevi. Se non saprete imporvi, al dunque continueranno a prevalere le idee e le priorità di chi lascia voi e noi in second’ordine. Coraggio dunque. Non esiste scelta politica che non possa essere declinata al femminile.
È necessario un impegno immenso di riscrittura che potrà anche essere di contestazione. Se posso darvi un ultimo incitamento, guardate anche ai banchi dell’opposizione. Vi siedono altre donne che per certi obiettivi non potranno dimenticare se stesse. Superando gli steccati, le acrimonie, la rissa che prevedo continua, dimostrerete che la politica può esprimersi in linguaggi e modalità meno odiosi di quelli che prevedo saranno la cifra anche degli scontri nei mesi prossimi.
La comune identità di genere vi rende trasversali e uguali, su certi argomenti persino alleate. I capi dei partiti, tutti maschi, chiedono obbedienza e nelle loro scelte questo criterio conta. Eccome se conta! Però la sottomissione non è nella natura femminile e voi elette ricoprite un ruolo che nega la testa china. Ribellatevi quando non vi troverete d’accordo. Sarete la nostra forza e anche la forza del governo.
Lo spettacolo offerto dai politici vostri colleghi è spesso disdicevole. È volgare, e a tratti violento nelle parole e nei gesti, e non di rado nei contenuti imposti alle donne con la pretesa di parlare a nome nostro. C’è bisogno di un segno diverso. O, come si dice in questi giorni, di discontinuità.
Ancora non basta: serve aprire un rapporto diretto con noi italiane. Ne avete i mezzi e la possibilità. Chiamateci al confronto tra le idee, rimettete in circolo l’intelligenza collettiva della parte femminile della società da troppo tempo ripiegata nel silenzio. Chiamateci a discutere il programma del governo per migliorarlo con nuove idee e renderlo più stabile. Un dialogo diretto avrà anche il merito di contrastare i sentimenti di odio e di intolleranza che minacciano di colpire al cuore la convivenza nel nostro paese.
Può essere il vostro tempo, care ragazze. Datevi da fare!