Niente Dap per Di Matteo perché avrebbe infastidito i mafiosi? Bonafede dia una risposta chiara
Alla fine il ministro Bonafede si ritrova schiacciato dallo stesso assolutismo che il Movimento 5 Stelle ha continuato a usare in tutta la sua comunicazione politica: nella visione di tutto bianco o nero il magistrato Nino Di Matteo (la cui carriera parla senza dare adito a fraintendimenti nella lotta alla mafia) è uno scoglio duro da superare e ciò che è accaduto ieri durante la trasmissione condotta da Massimo Giletti apre una crisi politica che richiede qualcosa di più di un semplice chiarimento raffazzonato. C’è bisogno di spiegazioni serie, di illustrare con chiarezza le scelte fatte e, nel caso, di prendersi la responsabilità di eventuali errori.
Che siano stati scarcerati importanti boss mafiosi al 41 bis è un fatto. Si può discutere delle motivazioni e dell’iter burocratico che ha portato a questo ma il boss dei Casalesi (come molti altri) liberato dalle restrizioni del 41 bis è un evento che non si presta a interpretazioni. Resta anche il fatto che queste scarcerazioni non godano del sostegno politico del ministro (oltre che degli elettori del M5S): le dimissioni di Basentini dal DAP indicano chiaramente che dalle parti del ministero gli eventi delle ultime settimane non siano piaciuti. Anche questo è un fatto. Basentini, vale la pena ricordarlo, è stato scelto dal ministro Bonafede (e poi riconfermato nell’anno successivo) e, secondo la ricostruzione di Nino Di Matteo, è stato preferito al magistrato siciliano. Ma non è tutto: dice Di Matteo che la scelta della direzione del DAP a Basentini sarebbe stata presa dopo che molti detenuti di spessore avevano chiaramente detto di temere la nomina di Di Matteo. Questo è il punto.
Perché il ministro ha preferito non prendere una scelta che avrebbe evidentemente infastidito molti mafiosi per virare sul nome di Basentini? Si può avere una spiegazione chiara, netta che esuli dal rivendicare le azioni antimafia messe in campo dal governo e che intervenga sul punto in questione? Perché a Di Matteo è stato proposto un ruolo (che lui ha accettato ufficialmente) e poi gli è stato negato? Basterebbe una spiegazione pulita, diretta. La politica del resto è assunzione di responsabilità e dovere di chiarezza: sono gli stessi che avrebbero dovuto aprire il Parlamento come “una scatoletta di tonno” e che hanno urlato #iostocondimatteo e ora banalmente si ritrovano a dovere prendere una posizione. Il fatto è terribilmente serio e Bonafede lo sa molto di più di quello che vorrebbe mostrare.