Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 13:12
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

Il problema non è Salvini che fa propaganda su Bibbiano, ma i milioni di italiani che lo applaudono

Immagine di copertina
Salvini durante la sua visita a Bibbiano. Credit: Ansa

D’accordo. Salvini che si precipita a Bibbiano, con tanto di infografica strappalacrime (“Giù le mani dai bambini”), mette i brividi.

I 5 Stelle che tuonano con una diretta Facebook: “Noi con il partito di Bibbiano non vogliamo avere niente a che fare” sono vampiri che si nutrono dell’orrore.

Giorgia Meloni che difende i bambini italiani, ma lascerebbe annegare i piccoli migranti in fasce nel Mediterraneo, è il trionfo dell’ipocrisia sovranista. E questa è, in assoluto, la pagina più brutta della storia politica italiana.

Ma la verità. La verità è che esiste un enorme pezzo di paese – che non nasce oggi e nemmeno a Bibbiano – che ha confuso la politica con una specie di centralino permanente della rabbia.

Una chiamata, un moto (più o meno indotto) di indignazione, e l’attimo dopo il carrozzone sovran-populista si precipita sui luoghi della bava e della paura, ovunque ci sia una rapina finita in tragedia, un caso di cronaca che tocca i minori, un senegalese fermato a spacciare.

E poco importa che la “roba” gliela abbia messa in mano un italiano: l’importante è che ci sia uno sdegno di massa abbastanza forte da poter essere cavalcato.

Quando il Partito Democratico accusa giustamente il Truce di fare una “passerela di cattivo gusto” e lui risponde “Ditelo alle mamme e ai papà”, in quel momento sta squarciando definitivamente il velo su una verità assoluta, ossidata, incancrenita nelle viscere di questo paese: che gli italiani hanno smesso di chiedere alla politica di fare politica, limitandosi a invocare una sorta di vicinanza, di complicità, persino di affinità, si direbbe quasi di consolazione.

Non mi interessa che tu risolva i miei problemi, ma che tu stia lì, a tenermi per mano, che tu sia uno dei nostri. O, quantomeno, che ti sforzi abbastanza per riuscire a sembrarlo.

Ogni volta che chiedete al Pd e alla sinistra in generale di fare di più, di essere più vicini ai deboli, agli italiani, alle periferie, involontariamente gli state chiedendo di diventare subalterni al linguaggio dell’orrore di Bibbiano, di sostituirsi ai magistrati, di assecondare le paure, di strumentalizzare bambini per un pugno di voti, di augurare ai colpevoli di “marcire in galera”.

In una parola: di diventare Salvini. Perché è questo – non altro – che la gente oggi chiede. Anzi, lo pretende. La Politica, quella vera, quella con la P maiuscola, quella che si fa nelle aule parlamentari o di commissione, nei dibattiti, nei circoli, quella che cambia davvero la vita delle persone, è destinata a perdere sempre con la politica della consolazione.

E, credetemi, questa volta non basterà puntare il dito contro Salvini. Piaccia o meno, Salvini non è davvero razzista, non è xenofobo, non odia Carola, non gliene frega nulla delle Ong, della legittima difesa, della Flat tax, men che meno dei bimbi di Bibbiano, non gli interessa se vengono “prima gli italiani” o prima gli svizzeri, i rom o i russi.

Salvini è semplicemente un prodotto di marketing costruito dagli italiani a propria immagine e somiglianza. E, finché ci sarà gente che odia qualcuno per la sua fede o il colore della pelle, finché non impareremo a pretendere dai politici ad assumersi una responsabilità – una sola – nella loro vita, beh, fino ad allora esisterà Salvini.

La barbarie è la malattia, Salvini è il sintomo, la causa sono gli italiani. Il rimedio? Ognuno di noi. Nel proprio piccolo. Nelle proprie piccole e grandi scelte quotidiane. In quello che chiediamo a chi ci governa, nel modo e nel punto in cui indirizziamo le nostre paure.

Possiamo scegliere di diventare noi quella rabbia. Oppure quelli che l’hanno rifiutata, spiegata, e infine sconfitta. A noi la scelta.

Caso Bibbiano, il rumoroso silenzio per stordire l’opinione pubblica (di Giulio Cavalli)
Cosa è successo a Bibbiano: il riassunto completo della vicenda
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Esteri / Il trumpismo è un filo rosso che unisce “bifolchi” e miliardari
Esteri / Nemmeno a Trump conviene opporsi alla green economy
Opinioni / L'Europa ai tempi di Trump
Opinioni / Ma nella patria del bipartitismo non c’è spazio per i terzi incomodi (di S. Mentana)
Esteri / In Europa può rinascere dal basso un nuovo umanesimo contro la barbarie delle élites (di E. Basile)
Opinioni / Bruno Bottai: l'eloquenza del silenzio (di S. Gambino)
Opinioni / La vittoria di Bucci e l’importanza del peso demografico alle regionali