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Barbara d’Urso e il suo viale del tramonto

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Diciamocelo: la domenica è una giornata che non ci meritiamo, televisivamente parlando. O forse è tutto un abile piano dei responsabili del palinsesto per farci stare a letto ad amoreggiare con mariti, mogli e amanti senza sentire la mancanza del tubo catodico e delle sue brutture. Ve le ricordate le domeniche della nostra adolescenza? Pippo Baudo gigioneggiava nella sua Domenica In mentre dall’altra parte Gabriella Carlucci camminava sui carboni ardenti o si buttava dal settimo piano di un palazzo in attesa di essere sostituita dal cangurotto. Il tutto in attesa di 90° minuto, dove si restava attaccati non solo per capire se si era diventati milionari con la schedina del totocalcio ma anche per sapere quale incredibile forma avrebbe preso il riporto di Tonino Carino da Ascoli.

Giorni nostri: tedioso zapping televisivo. Passo su La7 e vedo Giletti alle prese con Renzi. Ripeto GILETTI e RENZI: un armageddon tale che, l’accoppiata Barbara + Salvini e rosari vari perde il confronto a piè pari. Giro. E su Canale 5 chi trovo? Lei, la fu amata Barbarella che parla della nuova fidanzata di Paolo Brosio. La domanda sorge spontanea… ma a chi diamine potrà mai importare della giovane pulzella di Paolo Brosio? Agli ospiti no di certo tanto che, chiamati a dare i loro pareri su un argomento di siffatta importanza, preferiscono parlare di Sandra Milo e del suo giovane concubino: copione peraltro già visto e rivisto più volte.

Diciamo che anche il pubblico non è rimasto particolarmente colpito da suddetta storia: l’Auditel ha suonato impietoso (come ormai spesso accade). Poco più dell’11% di share, la metà della rete ammiraglia Rai e un terzo secco di C’è posta per te di Santa Maria della sera prima. Stesso copione per il pomeriggio: surclassata da “Da noi a ruota libera”, per non parlare di “Pomeriggio 5” battuto regolarmente da “La vita in diretta” del buon Matano.

Sapete a che deja-vu mi riconsegna tutto questo? Torniamo indietro agli anni d’oro, questa volta, del cinema. Scena finale di “Viale del tramonto”. Norma Desmond sappiamo cosa ha fatto, la sua villa è piena di fotografi e giornalisti. I poliziotti sono venuti a prenderla. Lei non vuole uscire almeno finché il suo fedele Max non le dice che “gli operatori sono arrivati”. Le luci vengono preparate, lei si prepara a recitare il suo ultimo film sebbene fittizio: “Nella mia vita non esiste altro. Solo l’oscurità e la macchina e il pubblico che guarda in silenzio”.

Norma assapora quel senso di trionfo ormai dimenticato: la stessa cosa accade negli status social della fu regina della domenica quando il lunedì, in pompa magna, racconta di ascolti e trionfi assolutamente verosimili. Verosimili come il più volte da lei annunciato ritorno del Grande Fratello Nip e della nuova stagione della dottoressa Giò: nei palinsesti non c’è traccia. Quello di cui rimane traccia sono i fenomeni che ha creato in questi anni: partendo dalla mamma di Luigi Favoloso e le sue innocue sfilate, fino ad arrivare all’orrore negazionista di Angela da Mondello. È per questo che mi risuona un motto ormai celebre, che suona da monito e consiglio allo stesso tempo. Quello per cui è sempre meglio una fine spaventosa a uno spavento senza fine.

Leggi anche: La tv di Barbara D’Urso fa male, soprattutto ai tempi del Coronavirus. Ha ragione Presta (di S. Lucarelli)

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