Se fa più discutere la Azzolina su Twitter che il vitalizio al condannato Formigoni
Il miracolo dell’ipocrisia e del benaltrismo nel dibattito politico italiano oggi raggiunge vette notevoli con le anime belle dei politici nostrani che sanguinano per un brutto verbo usato da una ex ministra in un tweet. Chissà cosa penseranno di noi tra decenni quando recupereranno le pagine dei nostri giornali e vedranno che, nel giorno in cui il Parlamento ha deciso di riassegnare il vitalizio ai senatori pregiudicati, il dibattito si è spostato sullo “scatarrare” scritto in un singolo post di un singolo personaggio politico.
Il tema di cui ci sarebbe da discutere è quel voto del berlusconiano Vitali, dei leghisti Sepe e Grassi (un ex 5 Stelle, tanto per rimpolpare la farsa) che hanno battuto quelli contrari di Fratelli d’Italia e del Pd, cancellando di fatto la delibera con cui nel 2016 Pietro Grasso aveva eliminato la rendita per i senatori con condanne superiore ai due anni.
Gli inorriditi di queste ore si stracciano le vesti per lo “scatarro” di Azzolina ma trovano del tutto influente la corruzione di Roberto Formigoni, che tolse milioni di euro ai malati lombardi per i suoi sollazzi (lo spiegò bene il pm durante il processo). E, poiché nella stragrande maggioranza soffrono di una codardia cronica, non si assumono la responsabilità di spiegare perché dovrebbe essere un diritto ricevere un vitalizio da uno Stato che si è frodato, ma ci tengono a sottolineare come il problema italiano sia l’ecologia lessicale di Azzolina.
A proposito, osservate: quelli che si allarmano per il verbo “scatarrare” sono gli stessi che dicono che difendono il diritto di dire le peggiori cose sui gay, sono sempre loro.
Qualcuno invece la butta sul diritto: “Perché un operaio detenuto continua a ricevere la pensione (che poi non è esattamente così) e Formigoni no?”, ci chiedono. Benissimo: allora perché Formigoni non restituisce in solido i soldi di cui si è appropriato e che ha fatto perdere allo Stato? Qui non rispondono.
E poi: “Che faranno questi poveri senatori che non hanno soldi per vivere?”, dicono. Semplice: se davvero hanno i requisiti di povertà che sventolano (ma non è quasi mai così) potranno accedere agli strumenti sociali che sono a disposizione per gli altri cittadini, no?
A proposito: è quello stesso reddito di cittadinanza (e altro) contro cui questi stessi politici si scagliano. Ma non sentite l’insopportabile odore di ipocrisia in questa levata di scudi di amici degli amici? Vi rendete conto dell’enorme macchia di cui si dovrebbe parlare? Altro che Azzolina.