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Sminuire e attaccare la magistratura è l’atavico hobby della destra (di G. Gambino)

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La cultura della destra contro i magistrati ha radici profonde e viene da un lungo retaggio del passato, almeno per ciò che riguarda la loro delegittimazione sul piano politico e mediatico

Se la salute di un Paese si misurasse dalle dichiarazioni di premier e ministri saremmo un Paese finito. Fortunatamente nessuno ascolta e legge più cosa dicono premier e ministri quindi siamo salvi (almeno in parte). Dopo le perle di ministri minori, non paghi delle gaffe mondiali collezionate, questa settimana ci siamo dovuti accontentare delle parole di un ministro della Difesa che anela un complotto contro il governo per forza dell’autorità giudiziaria. Un auto-gol(pe) sensazionale.

Dopo vent’anni di Silvio Berlusconi torna lo spauracchio dei giudici, delle bombe giudiziarie a orologeria, del timore che pm e magistrati facciano il buono e il cattivo tempo, violando il sacro principio su cui regge la democrazia coi suoi pesi e contrappesi. Peggio, in questo caso, perché secondo Crosetto l’unica opposizione a questo esecutivo può arrivare proprio da giudici e pm.

Ma c’è poco da aggiungere: sono sempre loro, sempre gli stessi, stessa faccia stessa razza. La cultura della destra contro i magistrati ha radici profonde e viene da un lungo retaggio del passato, almeno per ciò che riguarda la loro delegittimazione sul piano politico e mediatico. Non sorprende perciò che Salvini, Ronzulli, Gasparri, finanche Renzi (con coerenza) – degni delfini di un periodo politico che ha devastato l’Italia a prescindere dalla figura del Cavaliere nella storia – attacchino la magistratura.

Meraviglia che a farlo sia un uomo tutto d’un pezzo, che conosciamo e stimiamo, sebbene in evidente conflitto d’interessi, come abbiamo denunciato per primi già un anno fa. Crosetto che attacca le toghe, a pensarci bene, non è credibile poiché quelle parole non sono né sarebbero mai le sue (e infatti poi ritratta): semmai sono quelle di un importante dirigente di Fratelli d’Italia il cui compito è salvare la faccia del governo e anticipare, a mezzo stampa, le possibili mosse dell’autorità giudiziaria nei confronti di importanti esponenti dell’esecutivo. Una roba inverosimile! (“Racconto una cosa riferitami. Non si tratta di un attacco, ma di una preoccupazione”).

Nessuno attacca pm e giudici perché giustizialisti. Lo fa semmai unicamente per sminuire la credibilità della magistratura in quanto terzo potere. Così si gioca di sponda: governo (tanto) e parlamento (il necessario). Giusto per passare carte e ratificare quanto già deciso da Palazzo Chigi.

Questa non è una gestione democratica del Paese. Non è nemmeno una gestione democratica del potere, se è per questo. È una delegittimazione aprioristica del potere giudiziario, con il solo fine di accentrarne anche le sue prerogative su se stessi.

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