Non compiangete Emilio Fede per un’ingiustizia che non ha subìto (di L. Telese)
Non è terrorizzato. Non è rincoglionito. Non è lo smemorato di Collegno. Si possono scrivere tante cose sull’arresto di Emilio Fede per “evasione” dai domiciliari, non che sia un povero vip “costretto a camminare con il bastone” (come dice lui) perseguitato da una giustizia arcigna e vendicativa.
È caricaturale l’immagine del “terrorizzato” perché non capisce che si trova formalmente in carcere, e che in questa condizione non si va a cena a Napoli per festeggiare un compleanno. Lo stesso Fede dice che il capitano che ha eseguito l’arresto con lui è stato “cortesissimo”. E forse bisogna ricordarsi cosa accadde quando Mediaset licenziò Emilio Fede, e lui per tutta risposta si barricò nel suo ufficio di direttore: dovettero intervenire gli uomini della security perché altrimenti non se ne andava.
Non va compianto, non va commiserato, non è vittima di nessuna terribile vendetta: ricordo che nel carcere dove ogni tanto faccio volontariato ci sono ragazzi tornati in cella per un ritardo di venti minuti nella firma obbligata in commissariato. Nessuno si straccia le vesti per loro. Se Fede è ai domiciliari è perché un magistrato di sorveglianza gli ha consentito di scontare una condanna a casa. Quindi felicitatevi per questo privilegio che ha ottenuto, non compiangetelo per una ingiustizia che non ha subìto.
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