Altro che “libertà”, i no vax temono il ritorno alla vita (di Selvaggia Lucarelli)
Deve essere una gran libertà fare tamponi ogni due giorni per andare a lavorare, mettendosi in fila fuori dalla farmacia per poi attendere il risultato e tornare a casa col green pass tra le mani. Deve essere una gran libertà anche organizzarsi i weekend, dopo un anno di continue restrizioni e lockdown, in città distanti da casa facendo il tampone per salire su un treno e andare a sfilare in mesti cortei nelle fredde giornate autunnali.
Davvero una goduria rinunciare a un sabato e una domenica alle terme o a passeggiare in campagna per inseguire uno che grida «Libertà!» all’altoparlante, mentre non si è liberi neppure di svoltare a destra anziché a sinistra perché il cordone della polizia ti blocca. E che inebriante libertà deve essere impedire ai commercianti di vendere, ai cittadini di passeggiare tra i negozi, agli automobilisti di tornare a casa, alle forze dell’ordine di svolgere le loro normali funzioni anziché fare i badanti di mandrie di sciroccati. Chissà cosa ha mai capito, in tema di libertà, questa gente che si sta mettendo le catene da sola. Questa gente che – mi viene il dubbio – forse si sentiva protetta, rassicurata in pandemia. Che forse era perfino cullata…
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