Air Italy è una vergogna nazionale: più di mille famiglie finiranno per strada e nessuno ne parla
Sarà che non ha la famigliarità del logo e del nome come accade per Alitalia, ma la crisi industriale che sta spazzando via Air Italy e soprattutto i 1.268 dipendenti (che significa anche 1.268 famiglie, tanto per dare l’esatta idea del disastro) sembra interessare poco o niente, a qualcuno quasi nessuno.
La compagnia controllata da Alisarda (Aga Khan) al 51% e Qatar Airways (49%), tramite AQA holding ha deciso la messa in liquidazione in bonis “a causa delle persistenti e strutturali condizioni di difficoltà del mercato” e fioccano gli articoli sui biglietti da rimborsare e sui viaggi annullati.
Certo, le storie dei viaggiatori in difficoltà e arrabbiati funzionano con i clic e sono piuttosto facili da scrivere ma il ragionamento politico che sta dietro questo disastro forse meriterebbe più attenzione (e già preparazione) da parte del ceto politico, no?
In sostanza: si decide di cedere delle tratte fondamentali per la continuità territoriale a delle aziende straniere (in nome del dio “libero mercato” e del fare cassa a tutti i costi, del liberismo che dovrebbe sempre salvarci e invece continua a costare tantissimo alle casse dello Stato) e infine ci si ritrova con una crisi aziendale che lascia appiedati viaggiatori e lavoratori e che ogni volta costa anche in termini di turismo e di bisogni per gli abitanti dei punti più estremi d’Italia.
Siamo davvero sicuri che questa corsa a privatizzare le tratte aeree nazionali sia stata fatta con coscienza imprenditoriale e con capacità di visione? E poi: ma come è possibile che il mercato delle tratte aeree in Italia continui a partorire fallimenti in serie mentre gli importanti vettori internazionali continuano (anche qui da noi) a generare profitti?
Ci sono due punti fondamentali in tutta questa vicenda: gli italianissimi lavoratori di Air Italy si sentono in mano a discussioni arabe come se non fosse una vicenda nostra, mentre Aga Khan e Qatar Airwais stanno trattando il tutto come se fosse una questione tutta italiana.
In più c’è la mancata empatia per il disagio lavorativo di queste persone, che probabilmente pagano anche lo scotto delle interminabili crisi di Alitalia.
La vera domanda è: questo governo, al di là degli ammortizzatori sociali che potrà mettere in campo per Air Italy, ha una visione sul futuro del trasporto aereo in Italia o ha intenzione di prendere ciò che viene senza un progetto complessivo? Eccola, la domanda.