In Afghanistan ora i genitori sono costretti a vendere i figli (di W. Samadi)
In Afghanistan la situazione sociale ed economica peggiora ogni giorno che passa e la povertà aumenta. I problemi più gravi che attualmente devono affrontare gli afghani sono la disoccupazione, la povertà e la fame. Dopo la caduta del governo afghano e la fine della guerra a guida Usa, l’apparato amministrativo è distrutto e gli impiegati statali sono disoccupati.
Il settore privato è crollato, le imprese hanno chiuso, le fabbriche hanno smesso di produrre, gli investitori sono fuggiti e quelli rimasti devono affrontare un futuro incerto. Secondo la Camera di commercio di Herat, nel settore manifatturiero più della metà delle imprese ha chiuso, principalmente a causa delle restrizioni sui prelievi bancari, del calo delle importazioni di materie prime e dell’assenza di un vero e proprio mercato. L’impatto devastante di questa situazione è ormai visibile.
La povertà diffusa, causata principalmente dalla caduta dei salari e degli aiuti internazionali, ha portato le persone a vendere i propri figli. Da più fonti si hanno notizie di bambine vendute per 500 dollari. Molti negozianti di Kabul sostengono che i prezzi sono aumentati, che la gente non può permettersi di comprare niente e che le vendite sono precipitate. «Prima le persone avevano soldi e il cambio con il dollaro era più basso. Le vendite andavano bene. Ora soffrono tutti e gli affari vanno male», sostiene Amir Khan, un negoziante di Kabul. Sharifullah, soprannominato “l’autista di Kabul”, era un addetto alla sicurezza del governo precedente ma ora è disoccupato ed è costretto a fare il tassista. «Quando il governo è caduto ho perso il lavoro e i miei risparmi sono finiti, così ho trasformato la mia automobile in un taxi».«Ormai si vedono più mendicanti che clienti fuori dalle panetterie e qualcuno ha iniziato a mendicare solo da poco», aggiunge Muheb, che vive a Kabul. «Non ci sono più fonti di reddito per noi docenti e negli ultimi mesi ho venduto quasi tutto quello che avevo in casa. Ho quattro figli da mantenere», racconta un insegnante. Oltre 500mila impiegati non ricevono lo stipendio da due mesi.
Di recente, i talebani hanno lanciato un’iniziativa chiamata “grano in cambio di lavoro”: chi lavora per migliorare i sistemi idrici e di drenaggio di Kabul viene ripagato in grano.«È meglio di niente, almeno non moriremo di fame», commenta Rahmat. Secondo le Nazioni Unite, «il 97 per cento della popolazione rischia di sprofondare sotto la soglia di povertà se non sarà affrontata con urgenza la crisi politica ed economica del Paese».
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