Dai rifugiati alla pubblica amministrazione: ecco cosa si può fare di buono grazie all’usabilità
Usabilità è una parola che fino a poco tempo fa non veniva neanche nominata. Oggi, invece, in un mondo dove la tecnologia ha un ruolo sempre più centrale, sta diventando un concetto di primaria importanza, al punto che dal 2005 i professionisti del settore svolgono ogni anno una giornata dedicata al tema, il World Usability Day.
L’edizione italiana di questo evento relativa al 2017 si è svolta presso Parco Leonardo, a Fiumicino, l’8 e 9 novembre organizzata da Nois3, azienda del settore digitale specializzata in user experience che da anni si è presa carico dell’organizzazione dell’evento.
Un’edizione, quella del 2017, che ha visto la partecipazione di oltre 300 persone ed è stata definita dagli organizzatori “l’edizione più bella di sempre”. Un successo che fa capire quanto attuale sia il tema dell’usabilità e dell’accessibilità della tecnologia.
L’usabilità, infatti, è un concetto considerato spesso esclusivamente legato alla tecnologia e al web, ma non va confuso con la semplice fruibilità degli strumenti e dei contenuti. Lo stesso Carlo Frinolli, CEO di Nois3, ha detto come l’usabilità debba essere vista come efficacia ed efficienza e, soprattutto, come i progettisti debbano tenere conto delle ripercussioni sociali che essa può avere.
Proprio le ripercussioni sociali sono state un argomento protagonista di questo evento, a partire dall’intervento di Emmanuel Sevrin, del World Food Programme. Sevrin ha raccontato di come Dalili, una semplice carta elettronica, abbia aiutato la vita di oltre un milione di profughi siriani costretti a lasciare il loro paese a causa della guerra.
Un esempio dunque di come la tecnologia possa aiutare a includere persone che, come detto da Frinolli nel suo intervento introduttivo al World Usability Day, nella storia sono state perseguitate ed escluse per via delle differenze etniche e religiose o delle idee e dell’orientamento sessuale diverso.
Ma l’aiuto a chi fugge da situazioni drammatiche e si trova in situazioni di potenziale discriminazione non è l’unica cosa che l’usabilità può fare. Il progetto Designers Italia, ad esempio, di cui ha parlato Matteo De Santi, fa parte dei progetti del Team per la Trasformazione digitale guidato da Diego Piacentini. Obiettivo di questo progetto è rendere più fruibili a tutti i servizi per i cittadini della pubblica amministrazione: una cosa che renderebbe la macchina burocratica del nostro paese più efficiente per tutti.
Ma per aumentare l’usabilità servono per forza specifiche competenze come web designer e anni di studio? In realtà no. Ed è Domenico Polimeno, User Experience designer, che ha avuto modo di spiegare come un elemento fondamentale sia parte di ciascun essere umano: si tratta infatti dell’empatia. Attraverso questa, che ciascuno di noi può sviluppare in precise circostanze, si può creare una cultura dell’equità e dell’inclusione che aiuta nel creare una cultura dell’usabilità.