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Erdogan in visita a Roma: città blindata per le proteste degli attivisti

Immagine di copertina

Sono 3.500 gli agenti delle forze dell'ordine schierati per garantire l'incolumità del presidente turco. Ecco i motivi dell'allerta.

Domenica 4 febbraio 2018 è arrivato a Roma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in una visita istituzionale che durerà fino alla sera di lunedì 5 febbraio 2018 e durante la quale incontrerà il Papa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

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La capitale si è mostrata quindi in assetto di massima sicurezza per garantire l’incolumità del leader turco, minacciata secondo le autorità dalle numerose contestazioni attese ma non ancora annunciate.

In questi giorni la Turchia è infatti tornata al centro del dibattito politico, per via della recente operazione militare “Ramoscello d’Olivo” lanciata a metà gennaio 2018 contro i curdi siriani del distretto di Afrin, a nord di Aleppo, che è già costata la vita a decine di civili.

Leggi anche: Dentro l’inferno di Afrin: ecco come la Turchia sta facendo strage di donne e bambini

Tra i motivi delle contestazioni c’è anche la rinnovata incarcerazione del presidente di Amnesty International in Turchia, Taner Kiliç, scarcerato appena mercoledì 31 gennaio 2018.

Leggi anche: La Turchia ha rimesso in carcere il presidente di Amnesty International

Erdogan si sta spostando quindi solamente in corridoi prefissati e chiusi al traffico, seguendo in parte percorsi decisi sul momento, sotto lo sguardo di oltre 3.500 agenti.

Il sito della Polizia di Stato informa che verrà realizzata un’ampia area di sicurezza, chiamata “green zone”, in cui sarà vietato manifestare sia domenica che lunedì.

Nella zona sono previsti numerosi controlli di polizia, allo scopo di fermare ed identificare chiunque la violi, riguardanti anche le strade ed autostrade di accesso alla Capitale.

 

La “green zone”, dal sito della Polizia di Stato.

Le forze dell’ordine dispiegate per l’occasione vanno ad aggiungersi a quelle già attive in città per l’allerta terrorismo, attualmente ancora a livello due.

Chi protesta

Nella mattina di lunedì 5 gennaio si è tenuto un sit-in di protesta nei giardini di Castel Sant’Angelo, fuori dalla green zone, organizzato dalla Rete Kurdistan Italia a cui ha aderito anche la rete No bavaglio.

Al termine del presidio, durante il quale si sono alzati cori come “Erdogan assassino” e “Ieri Hitler, oggi Erdogan”, un gruppo di attivisti ha cercato di avviare un corteo non autorizzato verso San Pietro, ma è stato caricato dagli agenti in tenuta antisommossa, che hanno ferito un manifestante.

Le proteste erano iniziate ieri, quando cinque cittadini curdi hanno tentato di entrare in piazza San Pietro durante l’Angelus per mostrare bandiere curde e cartelloni con scritto “pace in Kurdistan” e “pace ad Afrin”.

L’Associazione nazionale magistrati, insieme a Federazione della stampa e Consiglio forense, ha inviato una lettera a presidente della Repubblica Sergio Mattarella, affinché “venga posta attenzione alla questione dei diritti umani violati” in Turchia.

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