Ecco perché la visita di Salvini in carcere all’imprenditore che sparò a un ladro è contro la legge
Il 23 febbraio 2019 il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha visitato in carcere Angelo Peveri, l’imprenditore condannato a quattro anni e sei mesi di carcere dalla Cassazione per il tentato omicidio di un ladro di origini rumene.
Il fatto risale all’ottobre del 2011, ma è tornato agli onori della cronaca dopo la visita del capo del Viminale e le polemiche legato al ddl sulla legittima difesa che il leader della Lega ha promesso di approvare in breve tempo.
Ma il ministro dell’Interno poteva incontrare Peveri in carcere?
Come spiega la coordinatrice dell’associazione Antigone sul Fatto Quotidiano, Salvini avrebbe violato la legge, contravvenendo ad una sentenza passata in giudicato.
Salvini in qualità di ministro ha diritto a fare visita ai carcerati, ma solo per controllare le condizioni di detenzione dei reclusi.
Una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia dell’8 novembre 2013, come spiega la Marietti, prevede che le autorità in visita “possono rivolgere la parola ai detenuti e agli internati al fine di rendersi conto in maniera più completa delle condizioni di vita degli stessi (…). In particolare (…) il contenuto dell’eventuale interlocuzione che il visitatore qualificato intenda effettuare con il detenuto non potrà mai fare riferimento alle vicende processuali del medesimo, vicende che trovano istituzionalmente altre sedi, altre autorità, altre garanzie dove e attraverso le quali essere affrontate”.
Il ministro però nel corso della sua visita ha espresso un parere ben preciso sul caso di Peveri, affermando che cercherà di fare di tutto “perché stia in galera il meno possibile” e che dal suo punto di vista “non doveva nemmeno entrarci”.
“Da italiano la sensazione è di qualcosa che non è giusto, perché che sia in galera un imprenditore che si è difeso dopo 100 furti e rapine e sia a spasso il rapinatore in attesa del risarcimento danni, questo mi dice che bisogna cambiare presto e bene le leggi”, è stato il commento di Salvini dal carcere.
Il parere del ministro quindi contravviene a quanto disposto dalle norme sopracitate. Inoltre il capo del Viminale infatti ha anche promesso che si recherà dal capo dello Stato per chiedere l’amnistia per Peveri.
La stessa circolare tra l’altro prevede che se l’autorità in visita “travalica i propri compiti di controllore dopo un primo richiamo finalizzato a rammentare detti limiti normativi”, si adoperino “per interrompere immediatamente il colloquio stesso”, salvo restando “il dovere di segnalazione all’Autorità giudiziaria, ove si ravvisino estremi di reato, oltre alle consuete segnalazioni al Dipartimento”.