Salvini, su ultras e migranti due pesi e due misure: porti chiusi ma stadi aperti
Per il ministro dell'Interno garantire il libero accesso dei tifosi allo stadio è fondamentale, tanto quanto continuare a bloccare i migranti chiudendo i porti italiani
“Chiudere gli stadi e vietare le trasferte condanna i tifosi veri, milioni di persone che hanno diritto a seguire la propria squadra e che non vanno confuse con pochi delinquenti che girano con il coltello in tasca. È una risposta sbagliata”.
Questo il commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini sulla decisione del giudice sportivo dopo gli scontri che si sono verificati a Milano il 26 dicembre 2018 prima della partita Inter-Napoli.
Nell’incidente avvenuto fuori dallo stadio San Siro ha perso la vita un ultrà dell’Inter, Daniele Belardinelli (qui il suo profilo), quattro persone sono rimaste ferite e il giudice sportivo ha deciso che due partite dell’Inter a San Siro si giocheranno a porte chiuse. Inoltre, è stata vietata la prima trasferta dei tifosi per l’incontro che l’Inter disputerà a Empoli del 29 dicembre.
“Certe partite a rischio non saranno più giocate in notturna ma alla luce del sole, a mezzogiorno, alle 15, e con elicotteri della polizia che possano controllare i delinquenti”, ha poi specificato il ministro Salvini.
“Non è più possibile che il calcio sia ostaggio delle tv e di interessi economici miliardari, serve un po’ meno business e un po’ più valori”.
Stadi aperti, dunque, per non punire “i tifosi veri” che secondo il ministro dell’Interno hanno tutto il diritto di seguire la loro squadra del cuore. Una libertà di movimento che il vicepremier non concede però a chiunque.
Se infatti il ministro è categoricamente contrario alla limitazione dei diritti degli italiani che desiderano muoversi liberamente (per così dire) per andare allo stadio, lo stesso diritto non è riconosciuto a chi cerca di arrivare in Europa.
Due pesi e due misure, quindi: da una parte gli stadi aperti, dall’altra i porti chiusi.
Posizione che il ministro non ha tardato a ribadire, come dimostra il suo ultimo tweet sulla nave Open Arms, che il 28 dicembre è attraccata in Spagna dopo aver soccorso 311 migranti al largo della Libia (qui il reportage di Valerio Nicolosi).
L’imbarcazione della Ong chiedeva da giorni un porto sicuro in cui approdare, ma il ministro dell’Interno aveva risposto ancora una volta che l’Italia non aveva intenzione di accoglierli.
Una volta arrivata la notizia che la nave era arrivata in Spagna, il vicepremier ha subito commentato la vicenda su Twitter, scrivendo: “Appena approdata in Spagna la nave Ong Open Arms, con 310 immigrati clandestini a bordo. Missione compiuta! porti chiusi”.
Come sempre, prima gli italiani, nonostante tutto.