Victoria’s Secret non vuole modelle Lgbt o plus size: polemica in rete
Sui social è partita una campagna di boicottaggio contro la famosa azienda di lingerie
Sui social si torna a parlare del brand di lingerie Victoria’s Secret, ma non per celebrare la bellezza delle modelle che hanno preso parte al Fashion Show 2018, né per i capi da loro indossati.
A far discutere infatti sono state le affermazioni del chief marketing officer Ed Razek, che poco prima dell’inizio dell’evento che si svolge ogni anno dal 1995, ha detto in un’intervista a Vogue che lo show degli angeli di Victoria’s Secret non è per Lgbt o donne formose.
Interrogato dalla rivista di moda sul perché sulla passerella del famoso marchio non ci fossero mai modelle Lgbt o taglie forti, Razek ha risposto che non rappresentano la “fantasia” dell’azienda.
“Dovremmo avere transessuali nello show? No, non credo. Perché no? Perché lo show è una fantasia, è un speciale di intrattenimento di 42 minuti e basta”.
La risposta del chief marketing officer, però, non ha soddisfatto la rete ed è subito partita una campagna di boicottaggio nei confronti dei prodotti dell’azienda. A sostenere l’iniziativa anche le modelle trans Gigi Gorgeous e Carmen Carrera.
Ed Razek, vista la reazione che le sue parole hanno causato, è subito corso ai ripari per cercare di rimediare al danno di immagine, e non solo, che stava recando all’azienda.
Il chief marketing officer di Victoria’s Secret si è scusato per le sue affermazioni sulle modelle trans, ammettendo di essere stato indelicato.
Come ha fatto però notare Hollywood Reporter, le scuse non hanno riguardato anche le modelle taglie forti.
Il famoso marchio di intimo era finito al centro delle polemiche già a fine ottobre 2018, quando una delle sue modelle aveva rinunciato a lavorare per Victoria’s Secret perché promuove standard di bellezza malsani.
“Le modelle sono spesso premiate con lavori di alto livello per morire di fame”, aveva affermato Bridget Malcolm.
Secondo l’ex modella, Victoria’s Secret invita il suo pubblico a seguire degli standard di bellezza irraggiungibili, che mandano un messaggio sbagliato alle ragazze.