“Se sei gay non sarai mai felice”: il Vescovo di Pavia agli studenti di una scuola pubblica
Il Vescovo di Pavia Corrado Sanguineti ha pronunciato queste parole durante una conferenza con gli studenti dell'istituto pubblico Luigi Cremona, il 7 marzo scorso
Il Vescovo di Pavia Corrado Sanguineti, nominato a marzo del 2015, ha tenuto una conferenza con gli studenti dell’istituto professionale Luigi Cremona, lo scorso 7 marzo.
Davanti ai ragazzi presenti, il vescovo ha dichiarato: “Ho un amico che dice di essere omosessuale e ha cominciato a vivere con un uomo. Gli ho sempre detto che è una scelta sua, non la condivido, non credo sarai felice. Non violentiamo la realtà”.
Nell’audio si sente anche: “La tendenza omosessuale non è peccato, ma qualcosa di disordinato rispetto all’ordine della natura”.
E continua: “Ci sono anche degli omosessuali cristiani che con fatica accettano questa condizione. Senza assecondare questo orientamento, di non dargli una stabilità sessuale”.
Il video dell’incontro di Sanguineti con la scuola è stato pubblicato sul profilo Facebook dell’Arcigay di Pavia.
La presidente dell’associazione Barbara Bessani ha commentato l’episodio dicendo: “Non soltanto il vescovo è entrato dentro una scuola pubblica per scagliare odio contro una minoranza, ma l’ha fatto senza alcun contraddittorio, senza che ci fosse qualcuno che potesse proporre un altro messaggio, un messaggio di inclusione, di autodeterminazione, di amore”.
Barbara Bessani ha raccontato nel post sul social che in passato un episodio simile era già successo: “Lo scorso autunno, Sanguineti aveva chiesto al Sindaco di Pavia di negare una piazza pubblica della città ai volontari di Arcigay, che nell’ambito della manifestazione Giocanda, proponevano la lettura di fiabe”.
Il sindaco, secondo quanto sostiene la Bessani, non aveva accolto la richiesta del Vescovo, ma comunque la manifestazione fu interrotta: “il giorno della manifestazione il parroco della chiesa del Carmine, Daniele Baldi, su mandato del vescovo, ha cacciato i volontari e i bambini dalle scale della chiesa, perché a suo dire, le nostre fiabe erano fiabe “gender”.
“Le parole e i gesti di questi uomini di chiesa, avevano scatenato sui social un’ondata di odio omotransfobico”, continua nel post la presidente dell’Arcigay, “e qualcuno aveva perfino evocato i lager, la divisa a righe, le leggi razziali”.
Barbara Bessani conclude:”Noi, insieme a tante realtà e a tante persone della nostra città, continuiamo a stare dalle parte dell’eguaglianza, del rispetto e della laicità. Da qui non ci muoviamo, da qui Pavia non si muove, è qualcun altro a dover fare un passo indietro”.