L’università di Cambridge difende la tutor di Regeni: “Contro di lei congetture pericolose”
L'università britannica ha rilasciato un lungo comunicato a firma del vice cancelliere Stephen J. Toope
A circa una settimana di distanza dalla notizia della perquisizione dell’abitazione di Maha Abdel Rahman, la tutor di Giulio Regeni a Cambridge, l’università britannica ha rilasciato un lungo comunicato nel quale denuncia quella che definisce una “vergognosa campagna di denigrazione” ai danni della docente che seguiva il ricercatore italiano ucciso al Cairo nel 2016.
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Nella lunga nota redatta dal vice cancelliere Stephen J. Toope, ossia il rettore dell’ateneo britannico, si legge:
“Sono trascorsi quasi due anni dall’assassinio di Giulio Regeni. Mentre ci avviciniamo a questo anniversario, non siamo più vicini a sapere la verità su ciò che è accaduto a questo promettente dottorando, torturato e ucciso mentre conduceva una ricerca accademica del tutto legittima. Ancora una volta riconosciamo il dolore profondo vissuto dalla famiglia di Giulio, che nulla può alleviare”.
Accanto al dolore della famiglia, “la ferita e il senso di oltraggio restano vivi anche dentro l’università”, si legge nel testo.
“La morte di Giulio resta un affronto ai valori di apertura, libertà di pensiero e libertà dell’indagine accademica che la nostra Università rappresenta. Il modo atroce in cui è stato ucciso ci ha impoveriti tutti”.
Nonostante ciò, il rettore britannico afferma d’altra parte come sia “fastidioso” per il celebre ateneo “osservare che in assenza di apparenti progressi investigativi sulla morte di Giulio, l’attenzione si sia rivolta verso la sua tutor di dottorato, Maha Abdelrahman, un’onorata ed eminente studiosa”.
“È in corso un’indagine condotta dalle autorità italiane, con l’aiuto della polizia di Cambridge. Come supervisore di Giulio, la dottoressa Abdelrahman è ascoltata in veste di testimone in questa indagine e ha sempre collaborato pienamente”, attestano da Cambridge.
Il rettore Toope ribadisce che la docente ha consegnato “volontariamente, attraverso la polizia britannica, i documenti richiesti, confermando il desiderio di cooperare pienamente in veste di testimone”. Ma definisce molto inquietante che la stessa Abdelrahman sia diventata “vittima di quelli che appaiono sforzi concertati per implicarla direttamente” nel caso.
“Le pubbliche congetture al riguardo”, accusa il vice cancelliere, sono “imprecise, dannose e potenzialmente pericolose, nonché basate su una fondamentale mancanza di comprensione della natura della ricerca accademica e dei suoi metodi”. Toope afferma che non è raro, per chi fa ricerca nell’ambito delle scienze umane e sociali, incidere su temi politicamente sensibili.
“Giulio era un ricercatore esperto, che aveva già trascorso del tempo in Egitto e parlava fluentemente in arabo. La sua ricerca sui sindacati egiziani era stata pianificata nel rispetto dei metodi accademici standard”.
Toope insiste sulla disponibilità a collaborare espressa fin dall’inizio dall’università di Cambridge e dalla dottoressa Abdelrahman, con l’obiettivo di aiutare a trovare la verità, ma lamenta che mentre l’ateneo ha rispettato “i vincoli legali imposti dalle indagini, lo stesso autocontrollo non è stato esercitato altrove, tanto che la confidenzialità del procedimento giudiziario è stata platealmente ignorata”.
“Ad ogni modo Cambridge s’impegna a continuare ad assistere le autorità nella ricerca della giustizia per Giulio”, conclude il comunicato.