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Home » News

Ecco come punirò i sindaci che si rifiuteranno di celebrare le nozze gay: parla Monica Cirinnà

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La senatrice firmataria della legge sulle unioni civili risponde alle domande di TPI sul percorso culturale e legislativo compiuto dall'Italia finora e avverte i sindaci

Le unioni civili sono legge. Il 14 gennaio scorso, il Consiglio dei ministri ha infatti dato il via libera ai tre decreti attuativi che rendono completo il percorso normativo e ordinamentale del disegno di legge proposto dalla senatrice Monica Cirinnà del Partito Democratico.

La legge Cirinnà per la prima volta in Italia riconosce diritti e doveri delle coppie omosessuali che vogliono unirsi civilmente e delle coppie eterosessuali e omosessuali che non vogliono sposarsi, ma solo registrare la loro convivenza.

La legge sulle unioni civili introduce due istituti diversi per le coppie omosessuali e per le coppie etero. Vengono introdotti diritti e doveri molto forti per le coppie omosessuali tanto da avvicinare le unioni civili all’istituto del matrimonio. Per le coppie etero nascono le convivenze di fatto e l’assistenza del partner in carcere e in ospedale. 

TPI ha chiesto alla senatrice Monica Cirinnà, firmataria del disegno di legge, a che punto è il percorso, legislativo e culturale, del pieno riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso: 

Con l’approvazione del disegno di legge sulle unioni civili si è colmato un gap storico che relegava l’Italia tra i pochi paesi a non riconoscere per legge l’esistenza e i diritti di coppie dello stesso sesso. La sfida culturale può dirsi vinta? 

“Sicuramente è avvenuto qualcosa di storico per i diritti del nostro paese. Era una legge attesa da oltre trent’anni e finalmente siamo riusciti a farla diventare realtà. Una legge che riconosce diritti alle coppie same-sex, ma anche a quelle dei conviventi, etero e gay. Norme che vanno a toccare direttamente la vita di qualche milione di cittadini. La politica ha saputo rispondere a qualcosa che nel paese esiste da tempo. La svolta culturale c’è stata, ora va consolidata attraverso il quotidiano”. 

Con le unioni civili, l’Italia ha dato un importante diritto a una parte della popolazione – gli omosessuali e i conviventi di fatto – che da anni ponevano l’attenzione su questa necessità. Chi altro, oggi, in Italia, ha bisogno di nuovi diritti? 

“Di diritti le società di democrazia avanzata hanno sempre fame. Sono il simbolo del grado di civiltà di ogni società. In Italia molto resta da fare contro l’omofobia, il femminicidio, per il diritto alla salute, per una sana alimentazione e la tutela degli animali”. 

Nel novembre 2016 due uomini si sono uniti civilmente senza essere omosessuali, dicendo che era una scelta fatta per convenienza. Cosa pensa di chi fa questa scelta? Pensa sia un caso isolato o che possa diventare una prassi diffusa? 

“È una vicenda che è finita sui giornali perché ovviamente ha fatto notizia, ma, a quanto ne so, è stato un caso isolato. Non sarà qualche “furbetto” a togliere valore umano e civile alle migliaia di unioni civili che si sono già celebrate”. 

Per il 2017 sono previste oltre 4mila cerimonie, si aspettava numeri simili? 

“Nel corso della discussione e dell’approvazione della legge ho girato l’Italia, ho incontrato migliaia di persone e ho capito che si trattava di qualcosa che riguardava un numero molto consistente di persone. Sono contenta che tante coppie abbiamo potuto veder riconosciuto il loro amore e la propria felicità”.

Quali saranno le misure nei confronti dei cosiddetti “sindaci disobbedienti” che si rifiuteranno di celebrare le unioni tra persone dello stesso sesso? 

“La legge è molto chiara: gli amministratori locali non possono rifiutarsi di applicare una legge dello Stato o vanno incontro a pesanti conseguenze”. 

Come mai nei decreti approvati sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso non è contemplato l’obbligo di fedeltà? 

“L’ho spiegato nei giorni del voto: l’obbligo di fedeltà fu tolto per un accordo politico per avere il voto di Ncd. Fu un compromesso. Ma io penso che andrebbe eliminato anche per le coppie eterosessuali. È un retaggio del Codice Rocco, quando serviva per giustificare l’omicidio passionale dei mariti gelosi. La fedeltà si rispetta per amore, non per legge. In questo, gli uniti civilmente godono oggi di una legislazione più avanzata rispetto a quella del matrimonio”.

Cosa ne sarà delle norme sulla stepchild adoption, oggi stralciate? 

“È un tema delicato che va affrontato all’interno di una profonda riforma della legge sulle adozioni che elimini le tante, troppe difficoltà che esistono nel nostro paese. Credo, tra l’altro, che occorra aprire le adozioni anche ai single”. 

Crede che diminuirà il numero di matrimoni in Italia? 

“No, perché? Saranno gli stessi di prima. Gli eterosessuali continueranno a sposarsi, le coppie omosessuali potranno unirsi civilmente. Ci saranno solo più diritti, nulla di meno”. 

“Sono considerati conviventi di fatto due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale e coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune”. Esisteranno, e se si quali saranno, i criteri temporali indicati per stabilire la convivenza di fatto? 

“La convivenza di fatto inizia quando viene iscritta all’anagrafe, su richiesta degli interessati e cessa quando uno dei due o entrambi vi rinunciano”. 

Sono estese ai conviventi di fatto alcune prerogative dei coniugi, come mai si è discusso così poco delle diritti concessi alle coppie di fatto eterosessuali? 

“Ha ragione, anche questo è un passaggio storico per il nostro paese e riguarda centinaia di migliaia di coppie che prima per la legge non esistevano. Ora i conviventi accedono a diritti che potremmo considerare “di base” come il diritto alla visita in ospedale o in carcere, il subentro nell’affitto, i diritti sociali come le graduatorie delle case popolari o degli asili nido. I diritti patrimoniali e previdenziali spettano invece solo agli sposati o a chi si unisce civilmente”.   

— LEGGI ANCHE: Roma celebra il suo gay pride

— LEGGI ANCHE: Cosa cambia davvero con i decreti attuativi sulle unioni civili 

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