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Home » News

Ecco come l’Ucraina è diventata il paradiso delle coppie italiane che cercano un utero in affitto

Immagine di copertina

La richiesta di maternità surrogata in Ucraina è aumentata del 1.000 per cento solo negli ultimi due anni. Moltissime coppie italiane oggi si rivolgono a quel mercato

L’Ucraina, una delle nazioni più povere d’Europa, sta diventando rapidamente il luogo dove sempre più coppie, italiane ed europee, si recano per una maternità surrogata.

Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come

Si stima che nel paese avvengano circa 500 maternità surrogate ogni anno, ma mancano i dati disponibili.

La surrogazione, o gravidanza surrogata, si ha quando una donna si presta a portare a termine un’intera gravidanza, fino al parto, su commissione di single o coppie incapaci di generare o concepire un bambino.

Le coppie straniere sono arrivate in massa in questo angolo d’Europa a partire dal 2015, quando in Asia i centri tradizionalmente più noti per ricorrere alla maternità surrogata hanno iniziato a chiudere uno dopo l’altro, a seguito di molti scandali per sfruttamento delle donne che hanno coinvolto quei poli.

Eliminati India, Nepal e Thailandia, le persone si sono rivolti all’Ucraina, uno dei pochi luoghi rimasti dove la maternità surrogata può ancora essere praticata a un costo decisamente inferiore di quanto avviene negli Stati Uniti.

L’utero in affitto 

“La richiesta di maternità surrogata in Ucraina è aumentata probabilmente del 1000 per cento solo negli ultimi due anni”, racconta alla Bbc Sam Everingham, di Families Through Surrogacy, un’organizzazione benefica con base a Sydney che supporta aspiranti genitori.

“Il paese”, aggiunge, “si è trovato quasi per caso come uno dei pochi stati che consentono il cosiddetto ‘turismo per maternità surrogata’”.

A parte i costi decisamente inferiori rispetto ad altri paesi, sono le leggi liberali dell’Ucraina ad attrarre un numero consistente di persone.

Le leggi riconoscono i “genitori intenzionati” come genitori biologici già dal momento del concepimento e non pongono limiti al prezzo dell’operazione, creando di fatto un libero mercato dove sono le donne che affittano l’utero a stabilire il prezzo.

La semplicità con cui si può diventare madri surrogate e i vantaggi economici hanno attratto nel tempo un gran numero di donne che hanno deciso di rendersi disponibili per questa pratica in cambio di una maggiore indipendenza economica.

Di contro, alcuni esperti sono preoccupati per la tutela e la protezione delle donne che intraprendono questa strada.

Mentre molte cliniche sembrano operare in modo trasparente e trattare bene le gestanti, altri addetti ai lavori e madri surrogate raccontano storie meno positive.

Si denunciano situazioni di cattivi screening sanitari e centri che accettano un numero troppo alto di clienti per poter poi offrire un adeguato livello di assistenza.

Olga Bogomolets, dottoressa e parlamentare che presiede la commissione parlamentare ucraina per la salute, ritiene che “le giovani donne ucraine siano state indotte a proporsi come madri surrogate a causa del rapido calo degli standard di vita nel paese”.

L’economia ucraina è stata colpita da una profonda recessione nel 2014 e 2015, in parte a causa del conflitto in corso nell’Ucraina orientale.

“L’industria”, afferma Bogomolets, “non è sufficientemente regolamentata e questa mancanza di supervisione può mettere a rischio sia le madri surrogate che i genitori paganti”.

Dall’Italia all’Ucraina

Per capire meglio quali sono le opportunità per le coppie italiane che desiderano avere un bambino tramite maternità surrogata, TPI si è rivolta a uno dei tanti centri che attualmente offrono questo servizio.

Il sito di VittoriaVita, ad esempio, è ricco di informazioni che rassicurano i potenziali genitori sulla buona riuscita dell’operazione e forniscono specifiche anche sui costi: “il programma costa da 34mila a 46mila euro, è molto più economico di quello di altri paesi. Ad esempio, negli Stati Uniti, un tale programma può costare da 85mila a 150mila dollari”.

Dopo una consulenza tramite chat dedicata, abbiamo ricevuto ulteriori ragguagli sulla possibilità di sconti e sulla legalità dell’operazione.

“Offriamo ai nostri clienti due tipi di maternità surrogata: con il materiale genetico di entrambi i genitori o con le uova delle donatrici.

Le condizioni obbligatorie per il programma di maternità surrogata sono la presenza di indicazioni mediche e il materiale genetico di almeno uno dei futuri genitori”.

E la legge?

Come spiega l’assistente online, “Secondo la legge in Ucraina, i bambini nati a seguito di programmi di maternità surrogata vengono registrati all’anagrafe con i genitori genetici”.

Dopo questo passaggio, il documento viene tradotto, autenticato da un notaio e vidimato tramite un timbro speciale (apostille) del Ministero della Giustizia dell’Ucraina.

“Per tornare in Italia, la coppia deve fornire una serie di documenti per l’ambasciata (o il consolato), e riceve in cambio un passaporto temporaneo per il bambino”.

Cosa accade alla gestante?

Dopo il parto la madre surrogata firma il documento di rifiuto dal bambino. Secondo Il Codice della Famiglia dell’Ucraina, art. 123, sono i genitori biologici ad essere riconosciuti genitori legali del nascituro.

In seguito alla nascita, si effettua anche un test del Dna, i cui risultati confermano il legame di parentela fra il bambino e il padre.

All’Ufficio di registrazione degli atti civili la coppia ottiene il certificato di nascita in cui figurano i loro nomi. In seguito questi documenti vengono consegnati al Ministero della giustizia dell’Ucraina.

Questa procedura agevola considerevolmente il processo di legalizzazione dei documenti, dato che, specificano dal centro, “secondo la Convenzione dell’Aia, i documenti certificati da un apostille di uno dei paesi partecipanti alla convenzione sono accettati in un altro paese partecipante senza alcuna restrizione”.

“Avendo effettuato questi semplici passi, l’ambasciata Italiana in Ucraina spedisce i documenti apostillati direttamente in Italia ed emette per il bambino un documento d’ingresso che è valido 72 ore”. 

“In questo lasso temporale la famiglia italiana può liberamente lasciare il territorio ucraino insieme al bambino. Già in patria, ci si rivolge al comune di residenza dei genitori per inserire il bambino nel nucleo familiare e in seguito la coppia riceve tutti i documenti”. 

La maternità surrogata in Italia

Il dibattito sulla maternità surrogata è stato riaperto da un’intervista video per Repubblica rilasciata dalla presidente della Camera, Laura Boldrini. Un tema spesso sottovaluto in campagna elettorale.

“Noi dobbiamo prendere atto che questa pratica viene esercitata sia da coppie italiane eterosessuali sia da coppie italiane omosessuali, che la praticano all’estero”. “Tornano in Italia e non c’è una regolamentazione: ci va bene così? Vogliamo mettere la testa sotto la sabbia?”, ha ribadito la presidente della Camera.

In Italia la maternità surrogata è illegale e molte coppie espatriano per ricorrere a questa pratica in paesi dove è lecita.

La problematicità legale, come appunto rilevava la Boldrini, si pone quando la coppia torna in Italia con il bambino: possono essere considerati dalla legge “genitori”?

Cosa dice la legge

Secondo la sentenza delle Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) del 27 gennaio 2015 sì: i due possono essere riconosciuti genitori legittimi del bambino, anche nel caso non risulti esserci un legame biologico.

A marzo 2016, sono state avanzate due diverse proposte di legge. La prima, presentata dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, e dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, prevede all’articolo 1 che “Chiunque, in qualsiasi modo, organizza, pubblicizza, utilizza o ricorre alla surrogazione di maternità è punito con la reclusione da 2 a 5 anni e con la multa da 1,2 milioni a 2 milioni di euro. Il testo, secondo i promotori, dovrebbe sostituire l’articolo 12 della legge 40”.

Di segno contrario è invece il disegno di legge presentato dall’Associazione Luca Coscioni che punta a regolare il fenomeno e prevede che “l’accesso alla pratica dovrebbe essere consentito solo a donne che siano economicamente autosufficienti e che siano già mamme, mantenendo il divieto della commercializzazione, già previsto in Italia”.

Nonostante sempre più persone ricorrano alla maternità surrogata nel mondo, e siano tanti i paesi che consentono il trattamento a coppie eterosessuali e omosessuali o a single stranieri, non esistono in Europa regolamenti internazionali o standard minimi che gli stati devono rispettare.

L’assenza di un quadro giuridico comune fa sì che ogni nazione abbia leggi differenti e che, a seconda delle diverse norme vigenti, cambi la distinzione tra pratiche lecite e illecite, la definizione del nucleo familiare e i diversi tipi di coppia che possono accedere alla pratica.

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