Il punto sugli attentati di venerdì 26 giugno, in breve
La giornata del 26 giugno 2015 è stata ribattezzata il venerdì nero: una serie di attacchi in Francia, Tunisia, Kuwait e Somalia ha causato quasi 100 vittime
Il 26 giugno una serie di attacchi in Francia, Tunisia, Kuwait e Somalia ha causato oltre cento vittime. La giornata è stata ribattezzata da diversi media internazionali come Black Friday, il venerdì nero. Durante il mese sacro del Ramadan il gruppo terroristico di Al Shabab e l’Isis hanno dichiarato di voler intensificare i combattimenti e aumentare il numero di attentati.
Un portavoce dell’Isis, Abu Muhammad al-Adnani, la scorsa settimana aveva incoraggiato i suoi seguaci a trasformare il Ramadan in un “momento di calamità e distruzione per gli infedeli sciiti e i musulmani eretici”.
– FRANCIA: La mattina del 26 giugno un uomo è stato trovato decapitato con al suo fianco una bandiera con scritte in arabo e alcune iscrizioni sul suo corpo dopo che due persone hanno attaccato una fabbrica vicino Lione, causando diverse esplosioni.
La vittima, Herve Cornara, era il manager di una compagnia di trasporti del luogo ed era il capo del presunto responsabile dell’attacco. I due avrebbero dovuto recarsi insieme alla fabbrica in Francia della Air Products, una compagnia statunitense produttrice di gas, per una consegna.
Uno dei presunti responsabili dell’attacco è stato arrestato e identificato con il nome Yassin Sahli, di 35 anni, sospettato di avere rapporti con un gruppo salafita radicale. Dopo l’attacco, l’uomo ha inviato dal suo cellulare un macabro selfie in cui posa con il corpo della vittima. Il messaggio è stato inviato a un numero canadese, non ancora identificato.
Dopo ore di silenzio durante gli interrogatori, Sahli ha confessato di aver ucciso il suo datore di lavoro per motivi personali e ha negato che dietro l’attacco ci sia una matrice terrorista. Leggi di più sull’attacco in Francia
– TUNISIA: almeno 39 persone sono state uccise in un attacco terroristico rivendicato dall’Isis contro un hotel sulla spiaggia di Sousse, nel nord del Paese. Tra le vittime ci sono cittadini britannici, tedeschi, belgi e irlandesi. Il responsabile dell’attacco è stato ucciso dalle forze dell’ordine tunisine.
Il 28 giugno nella città di Sousse centinaia di persone hanno partecipato a una marcia di solidarietà per le vittime dell’attacco. Il governo tunisino ha annunciato che rafforzerà le misure anti-terrorismo e chiuderà circa 80 moschee, sospettate di essere dei centri di formazione per i proseliti dell’Isis e di altri gruppi estremisti. Leggi di più sull’attacco in Tunisia
– KUWAIT: almeno 27 persone sono state uccise e oltre 220 sono rimaste ferite in un attacco suicida dell’Isis contro una moschea sciita a Kuwait City, capitale del Kuwait. Al momento dell’attentato, avvenuto durante l’ora della preghiera del venerdì, nella moschea Imam Sadiq si trovavano circa duemila persone. I miliziani dell’Isis hanno rivendicato l’attacco.
Si tratta del primo attentato terroristico in Kuwait da oltre venti anni. Secondo un comunicato di un gruppo affiliato all’Isis, il ramo saudita dello Stato Islamico, l’attentatore sarebbe Abu Suleiman al-Muahhid. Leggi di più sull’attacco in Kuwait
– SOMALIA: almeno 30 persone sono state uccise in un attacco del gruppo terroristico di Al Shabab contro una base militare dell’Unione Africana. L’attentato è avvenuto nel sud della Somalia, nel villagio di Lego, lungo la strada che collega la capitale Mogadiscio e la città di Baidoa. Il presidio era controllato da soldati del Burundi appartenenti alla missione dell’Unione Africana in Somalia (Amisom), che conta oltre 20mila soldati nel Paese. Leggi di più sull’attacco in Somalia
– SIRIA: Il 27 giugno i combattenti curdi hanno respinto l’offensiva e ripreso il controllo su Kobane. Tra il 25 e il 26 giugno i miliziani dell’Isis hanno ucciso oltre 200 civili nella città di Kobane, nel nord del Paese, al confine con la Turchia. Una seconda offensiva, nella città di Hassakeh, nel nordest della Siria, ha provocato la fuga di oltre 60mila persone, secondo quanto riferiscono le Nazioni Unite.
Il 25 giugno l’Isis era rientrato a Kobane, che nel gennaio del 2015 era stata liberata dalle forze armate curde siriane del Ypg e Ypj, con il sostegno di attacchi aerei americani e dei peshmerga iracheni. Fu una vittoria simbolica, che dimostrò che l’Isis non era invincibile. Leggi di più sull’attacco dell’Isis a Kobane