Di Maio e il lavoro nero nell’azienda del padre: Travaglio difende il leader M5S
Il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ospite in diretta del programma Otto e Mezzo su La7 ha commentato le parole di Maria Elena Boschi, che aveva detto la sua sulla vicenda dei lavoratori a nero nell’azienda del padre del vicepremier Luigi Di Maio.
“Analogie tra le vicende del padre di Luigi Di Maio e di quello di Maria Elena Boschi? Forse Boschi confida nella smemoratezza generale”, ha osservato Travaglio. “In realtà, bisogna ricordare alcune cose, fermo restando che, se il padre di Di Maio ha fatto lavorare in nero uno o più operai nella sua ditta, è un fatto grave, di cui dovrà rispondere”.
Secondo il giornalista, infatti, ci sono importanti differenze tra la vicenda che ha interessato il padre del ministro del Lavoro e quello dell’ex sottosegretaria.
“Il caso Etruria riguarda una banca dove il padre della Boschi era un semplice consigliere d’amministrazione. Un mese dopo che la Boschi fu nominata ministro, il padre diventò vicepresidente della banca. Poi venne giù tutto”, ha fatto notare Travaglio.
“Il governo Renzi-Boschi legiferò in materia di banche popolari, e cioè anche in materia di Banca Etruria, e successivamente, nella commissione parlamentare di inchiesta dedicata ai crac bancari, si scoprì che la Boschi aveva fatto il giro delle sette chiese per cercare di salvare la banca vicepresieduta dal padre”.
E ancora: “Riguardo al caso Consip, sappiamo benissimo che ha riguardato il padre di Renzi e il suo fedelissimo Carlo Russo fino a quando, dai vertici dell’Arma dei carabinieri, è partita una fuga di notizie verso gli ambienti renziani”.
Secondo il direttore de Il Fatto Quotidiano, le vicende che hanno interessato i genitori della Boschi e di Renzi sono “fatti piuttosto pesanti avvenuti mentre Renzi e la Boschi erano al governo, non diversi anni addietro”.
“Sono stati tirati in ballo i figli, perché era risultato che la Boschi, da una parte, e i principali collaboratori di Renzi, dall’altra, erano accusati di essersi dati da fare in difesa, rispettivamente, del padre della Boschi e del padre di Renzi”, ha osservato Travaglio.
“Se, ad esempio, Di Maio facesse un condono sul lavoro nero o qualcosa per sanare gli illeciti commessi dal padre, ovviamente sarebbe coinvolto in pieno. Finché non lo fa, di cosa stiamo parlando?”, ha concluso il direttore del Fatto.