Nei Cie mettiamoci i delinquenti e rimandiamoli al loro paese
La ricetta di Tosi per i migranti: permesso umanitario per tutti, più controlli alle frontiere e lavori gratuiti per ricambiare la solidarietà italiana
Il 10 febbraio il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge sui migranti, con le nuove misure sull’accoglienza e sui rimpatri preannunciate dal ministro degli Interni Marco Minniti. Tra le misure più rilevanti del nuovo pacchetto predisposto dal titolare del Viminale, nuovi Centri per rimpatriare chi non ha diritto di rimanere in Italia, lavori socialmente utili gratis per i richiedenti asilo, e incentivi per i comuni che accolgono.
I sindaci delle più importanti città italiane intendono però approcciare un fenomeno ormai strutturale come quello dell’immigrazione secondo modalità diverse. Dopo aver ascoltato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, TPI ha incontrato Flavio Tosi, primo cittadino di Verona, città dove oggi si concentrano la maggior parte degli stranieri a livello regionale con 107.049 residenti. In pratica uno straniero su cinque residente in Veneto si trova nella provincia scaligera.
“Il ministro Minniti imponga che tutti i migranti lavorino gratuitamente, in primis per ricostruire le aree terremotate” avrebbe detto dinanzi alle misure previste dalla nuova gestione migranti illustrata dal ministro degli Interni. La logica del lavoro come forma di integrazione è uno strumento utile, ma perché i migranti dovrebbero lavorare gratis?
A luglio 2015 è stato sottoscritto a Verona il protocollo d’intesa fra prefettura, comune, Amia, cooperativa Il Samaritano-Caritas diocesana, Centro cooperazione giovanile internazionale, per consentire a una cinquantina dei circa 200 profughi ospitati a Verona di svolgere attività socialmente utili. Un progetto sociale di rilievo ed un positivo segnale sia per gli stranieri, che hanno potuto rendersi utili alla comunità che li ospita, sia per i cittadini veronesi, che hanno apprezzato il fatto che chi è stato accolto ricambia la solidarietà, lavorando gratuitamente a favore del territorio.
Si è detto disponibile ad aprire i Cie a Verona nel caso in cui vengano utilizzati per le espulsioni dei migranti. Non esiste altra forma di gestione dell’emergenza?
Sì, mi sono detto disponibile ad aprire un Cie a Verona, ma a patto che il centro serva davvero per espellere. Nella stragrande maggioranza dei Cie non ci finiscono clandestini “normali”, ma delinquenti. Qui a Verona ne abbiamo avuto esperienza in numerosi casi. Persone sorprese a spacciare droga dalla nostra polizia municipale, ma per cui non sono stati trovati posti nei centri esistenti e che per questo motivo sono stati rimessi a piede libero. Io dico: meglio averli nei Cie che per la strada, e da lì dirottati direttamente fuori dal paese.
Che ruolo ha oggi l’Europa nell’accoglienza migranti?
Il problema è che l’Europa ha abdicato totalmente a questo ruolo e non difende le frontiere comuni. Il governo europeo dovrebbe essere capace di strutturare una politica di difesa del suo territorio, con il controllo dei propri confini esterni, anziché lasciare che tra i diversi stati membri si erigano muri e barriere interne, generatrici di tensioni fra i diversi paesi, disunione ed aumento dei costi nell’ambito dell’export. Un processo che disunisce l’Europa mentre sarebbe doveroso portare avanti una difesa comune delle frontiere esterne siano esse di terra o di mare. Stride che l’unico accordo realizzato, pagato dall’Europa anche in maniera significativa, sia quello stipulato con la Turchia, per un valore di almeno tre miliardi di euro, volto a fronteggiare solo l’immigrazione che viene via terra dall’Est. Rispetto alla migrazione via mare, invece, l’Europa ha di fatto abbandonato l’Italia a se stessa.
Se l’Italia è abbandonata a se stessa, come giudica il modello di accoglienza migranti italiano?
Per quanto riguarda più in generale l’emergenza immigrazione l’unica soluzione praticabile resta quella di dare il permesso di soggiorno a fini umanitari a tutti, consentendo così la libera circolazione in Europa e una più corretta ridistribuzione del problema fra gli Stati europei. Finché gli altri Paesi faranno barriera al confine, l’Italia rischia di dover accogliere tutti i profughi sul suo territorio, sostenendo da sola un problema che è decisamente di tutta l’Europa.
E Verona sa fare accoglienza?
Per quanto riguarda l’accoglienza dei richiedenti o titolari di protezione internazionale, l’amministrazione partecipa, ormai continuativamente dal 2004 ad oggi, allo Sprar (Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati). “Verona Solidale” è un progetto specifico per rifugiati, richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria, ai quali vengono forniti interventi di “accoglienza integrata”: vitto e alloggio, servizi individuali per l’integrazione, misure di informazione ed assistenza legale, accompagnamento ed orientamento sociale, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.Il progetto offre accoglienza integrata a 42 uomini adulti. Nell’arco dell’anno transitano da tali strutture in media 70-80 persone.
Per i minori non accompagnati come siete organizzati?
L’amministrazione ha attivo dal 2014 un progetto specifico di accoglienza integrata, sempre avviato nell’ambito del sistema Sprar. È rivolto a 18 minori non accompagnati e 3 neomaggiorenni richiedenti e/o titolari di protezione internazionale. I minori, accolti nelle due comunità educative di Verona, sono sostenuti fino alla maggior età o al raggiungimento dell’autonomia con progetti individuali, in un percorso mirato alla tutela e all’integrazione sociale, attraverso attività di formazione scolastica e lavorativa. La nostra città comunque garantisce la pronta accoglienza a tutti i minori stranieri non accompagnati che vengono intercettati sul territorio. Nel 2016 i servizi sociali hanno assistito 85 minori.
Cosa pensa delle manifestazioni pro e contro migranti?
Gli estremismi da una parte e dall’altra non aiutano ad affrontare e risolvere la problematica che al contrario va affrontata con pragmatismo e responsabilità. Per questo motivo le manifestazioni, che sono una libera espressione del pensiero dei cittadini, assolutamente legittime e tutelate dalla Costituzione italiana, dal punto di vista della risoluzione dei problemi non portano sostanzialmente a nulla.
Cosa farà al termine del mandato di sindaco?
Sono ancora fiducioso vi sia una possibilità di proseguire la mia esperienza come sindaco, per un terzo mandato di governo della città di Verona. Il limite dei soli due mandati consecutivi, infatti, è un vincolo presente solo in Italia – e solo per i sindaci, non per parlamentari e consiglieri regionali – mentre in altri paesi, come Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, la scelta di riconferma o meno, molto più democraticamente, viene demandata ai cittadini attraverso il voto. Quindi l’auspicio per ora è che vi sia ancora questa possibilità, in caso contrario valuterò insieme al team col quale collaboro da dieci anni chi proporre alla guida di Verona.
Che posizione prende rispetto a Salvini e Grillo che invocano un’uscita dall’Euro?
È chiaro che l’Europa, così com’è, è una gabbia di regole da modificare e di accordi finanziari e commerciali sbagliati da riscrivere, ma non si può uscire dall’euro, il Paese verrebbe aggredito un minuto dopo dalla speculazione internazionale. Chi ne propone l’uscita, non si rende conto che l’Italia verrebbe nel giro di breve tempo disintegrata economicamente.
Come mai la nascita di questo nuovo movimento “Fare”?
Il movimento Fare nasce con lo spirito di provare a contribuire a rifondare un centro-destra non populista, non demagogico, non estremista, ma legato ai valori liberali e popolari tipici del centro-destra, con i quali vinse le elezioni nel 1994 Silvio Berlusconi e che sono quelli maggioritari nel nostro paese. Valori orientati ad una minore invadenza dello Stato a favore di una crescita del privato; ad una pubblica amministrazione più efficiente e meno costosa. Punti che dal 1994, ad oltre 20 anni dall’affermazioni di un centro-destra moderno, non sono stati ancora conseguiti.
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