Tmb Salario, una mamma racconta: “Mio figlio è morto di tumore. Mi diceva: mamma ti prego, falli smettere”
Dopo la morte del figlio adolescente, una donna di Fidene accusa: "Mio figlio è stata una delle prime vittime di questo disastro ambientale"
Francesco se n’è andato dieci giorni prima di compiere 18 anni, lo scorso 19 giugno. È solo per lui che Caterina Delle Noci, sua madre, giovedì 6 settembre 2018 si è alzata ed è intervenuta nell’assemblea in corso nel III municipio di Roma sulla situazione del Tmb Salario, l’impianto per il trattamento dei rifiuti su via Salaria. tmb salario testimonianza mamma
“Non avevo mai parlato a un microfono prima. L’ho fatto solo per mio figlio”, confida Caterina a TPI.it.
Dal 2001 la sua famiglia abita a Fidene, in un’abitazione che si trova poco distante dal Tmb Salario. “In linea d’aria casa nostra si trova proprio di fronte all’impianto”, spiega Caterina.
Francesco aveva una patologia rara, la neurofibromatosi di tipo 1. Si tratta di una malattia genetica caratterizzata dalla predisposizione a sviluppare tumori del sistema nervoso.
È una delle più frequenti malattie rare, colpisce un individuo su 3500. Può causare anche una grave compromissione delle vista, come nel caso di Francesco, che era non vedente dal 2009, quando frequentava la quarta elementare.
In assemblea Caterina ha raccontato che il figlio Francesco nei suoi ultimi giorni di vita piangeva. “Mi diceva: mamma ti prego, falli smettere, falli smettere”.
Caterina non poteva “farli smettere”. Come gli altri abitanti della zona, non ha potere sulle esalazioni che da anni pervadono questa parte della Capitale a causa del trattamento dei rifiuti nell’impianto Ama (l’azienda ha sostenuto che non vi sia certezza che i miasmi provengano dall’impianto, i dati dell’Osservatorio del III municipio, invece, sembrano dimostrare il contrario, qui la replica del presidente Caudo a TPI).
“Questa puzza ti brucia la gola, causa mal di testa, nausea e a volte anche vomito”, racconta Caterina, che non ha dubbi: “Mio figlio è stata una delle prime vittime di questo disastro ambientale. Ho un altro figlio, sono stata costretta a mandarlo all’estero. Così almeno uno di loro si salverà”.
La storia di Francesco
Francesco era ammalato di neurofibromatosi di tipo 1 dalla nascita, la diagnosi è arrivata quando aveva 15 mesi.
“È una malattia molto brutta, perché sviluppa tumori lungo tutto il corso dei nervi”, racconta Caterina. “Ma mi avevano detto che l’aspettativa di vita era quella normale”.
“L’aspettativa di vita dei pazienti affetti da neurofibromatosi di tipo 1 (NF1) dipende dalla presenza delle specifiche complicanze della malattia”, spiega a TPI.it la dott.ssa Marina Macchiaiolo, specialista in Malattie Rare e Genetica Medica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
“La maggior parte dei pazienti ha una aspettativa normale sebbene possa presentare complicanze di tipo estetico e o difficoltà di apprendimento. Circa il 10 per cento dei pazienti, tuttavia può sviluppare complicanze che mettono a rischio la vita come i tumori maligni”, aggiunge la dottoressa.
“Il rischio complessivo di sviluppare un tumore maligno è superiore a quello della popolazione generale nell’arco di tutta la vita ma è più frequente in adolescenza e nella vita adulta”.
Nel 2014 uno dei due neurofibromi che Francesco aveva nella gola si è gonfiato a dismisura e da benigno si è trasformato in atipico. “Era talmente grosso che usciva dalla bocca”, racconta Caterina, “quindi lui aveva difficoltà a respirare ed è stato operato d’urgenza”.
È il primo di cinque interventi che Francesco subisce alla gola, ed è anche quello più drammatico.
A causa di un’emorragia interna, a poche ore dall’operazione il ragazzo va in arresto cardiaco.
“Un dottore che è passato lì per caso se n’è accorto”, racconta Caterina, “gli hanno fatto la rianimazione proprio come nei film. L’hanno preso per i capelli”.
Dopo l’operazione il tumore si è riformato quasi subito. Caterina e suo marito hanno girato gli ospedali di tutta Italia cercando una cura per Francesco, che ha subito altri quattro interventi alla gola ed è stato sottoposto anche alla radioterapia.
“Quando abbiamo fatto la radioterapia, che è altamente cancerogena, mi hanno fatto firmare dei fogli in cui mi assumevo ogni responsabilità”, racconta Caterina. “Alle persone sane una sollecitazione di tipo cancerogeno fa meno male di una persona con la neurofibromatosi”.
A prescindere dall’ipotetica – e niente affatto confermata – influenza delle esalazioni del Tmb sulla malattia del ragazzo, Caterina racconta che quella puzza è stata “una violenza” per la loro famiglia.
“Ricordo quando per il compleanno dei 16 anni di Francesco abbiamo invitato le famiglie dei suoi amici non vedenti per una festa sul terrazzo. Proprio al momento della torta abbiamo iniziato a sentire una puzza talmente forte che mi sono sentita in dovere di scusarmi con gli invitati”.
Anche se Francesco dopo la radioterapia sembrava stare meglio – nell’estate 2017 era stato anche in vacanza con i suoi amici non vedenti – a settembre Caterina ha notato un nuovo rigonfiamento alla gola.
Intanto, il ragazzo deve essere operato anche alla cervicale, perché un altro neurofibroma gli schiaccia il midollo provocandogli problemi nella deambulazione. Dopo l’intervento non può più camminare.
Da ottobre 2017 al 31 gennaio 2018 Francesco è ricoverato in ospedale. Il tumore in gola, che si è riformato velocemente, non è più ritenuto operabile dai medici.
A giugno Caterina ha comprato dei condizionatori per la sua casa. “Non mi andava che Francesco dovesse passare gli ultimi mesi di vita con quella puzza, perché lui la sentiva e piangeva per questo”, racconta. “Comunque ha potuto beneficiarne per poco tempo”.
“Francesco era un ragazzo molto solare, amava la vita in maniera incredibile e ha sempre sopportato tutto con grande coraggio”, racconta la madre. “Qui a Fidene lo riconoscono tutti come un paladino della malattia. Ne ha passate veramente tante ma era molto buono e gli volevano bene tutti”.
Caterina ha aderito alla mobilitazione dei cittadini del III e del II municipio di Roma, che hanno in programma una manifestazione apolitica per chiedere la chiusura del Tmb. “Sono state fatte altre manifestazioni ma con scarsi risultati, spero che stavolta possa essere diverso”, dice.
I sospetti rischi per la salute
Quando le chiediamo se pensa che le esalazioni del Tmb Salario c’entrino qualcosa con la degenerazione della malattia di Francesco, Caterina risponde che suo figlio ha sofferto molto per la fortissima puzza che sentivano dal 2011.
“Secondo me non è la puzza dell’immondizia che sentiamo, ma qualche sostanza che loro usano per trattarla”, dice. “Penso che Francesco, in quanto ragazzo disabile, sia stato colpito prima degli altri. Sono sicura che se non fosse stato sottoposto continuamente, per anni, a esalazioni così nocive, probabilmente sarebbe ancora vivo”.
I sospetti di Caterina sui rischi per la salute legati al Tmb Salario sono molto gravi e non sono suffragati da dati scientifici. Ma lei non è la sola a nutrire sospetti di questo ripo.
Il 5 settembre, il presidente del III municipio Giovanni Caudo ha annunciato di aver chiesto al dipartimento di prevenzione di Asl Roma 1 la disponibilità a realizzare un’indagine epidemiologica sulla popolazione locale, che oltre alla puzza lamenta irritazioni agli occhi e difficoltà a respirare.
Sergio Caselli, presidente del Comitato di quartiere di Fidene, contattato da TPI.it, ha dichiarato che nella zona si è registrato un aumento dei casi di allergie e problemi respiratori, che lui ha potuto constatare anche grazie al suo lavoro di farmacista della zona.
“Negli otto anni di battaglia contro la presenza di questo impianto”, ha detto Caselli, “i casi di allergie e problemi respiratori sono aumentati negli adulti e nei bambini, sia quelli leggeri sia quelli più gravi, come le forme asmatiche”.
Ma le esalazioni provenienti dal Tmb Salario possono aver avuto anche un ruolo nell’evoluzione della malattia di Francesco?
“Non è noto l’effetto di fattori esterni nello sviluppo tumorale nella neurofibromatosi ma è ragionevole pensare che l’esposizione ad agenti cancerogeni noti come ad esempio le radiazioni ionizzanti possano aumentare il rischio di sviluppare tumori maligni”, ha spiegato a TPI.it la dott.ssa Marina Macchiaiolo.
“Ad esempio i protocolli terapeutici di trattamento dei gliomi nella neurofibromatosi prevedono un uso ridotto della radioterapia. Tuttavia al momento, per quanto riguarda la neurofibromatosi, ad eccezione delle radiazioni ionizzanti, non ci sono in letteratura dati che dimostrino un incremento di rischio legato ad un’esposizione ambientale specifica”, sottolinea la dottoressa.
E per quanto riguarda i rischi per la salute delle persone che non hanno altre patologie?
“Ultimamente si parla molto di esposoma, cioè della misura di tutte le esposizioni ambientali di un individuo durante il corso della vita e di come tali esposizioni influenzino le risposte biologiche delle persone affette da patologie note e non”, spiega la specialista.
“In questo concetto sono espresse tutte le interazioni di un individuo con l’ambiente comprendendo non solo gli agenti fisici o chimici presenti nell’aria o nell’acqua ma anche connessi con lo stile di vita (alimentazione, alcol esercizio fisico fumo stress etc); è sempre più chiaro che lo stato di salute o di malattia dipendono non solo dalla costituzione genetica dell’individuo ma anche dall’interazione con l’ambiente in senso lato”.