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La polizia irrompe sul bus dei tifosi: “Ci hanno massacrato senza motivo” | VIDEO

Fiorentina-Atalanta. Semifinale di Coppa Italia. La partita finisce 3-3. Al seguito della squadra bergamasca oltre 3mila tifosi.

La partita fila via tranquilla. Nessun problema di ordine pubblico. Ma, di notte, un comunicato delle forze dell’ordine parla di “scontri al casello autostradale”, a 500 metri dall’uscita di Firenze Sud.

Si racconta di un “contatto” con la tifoseria fiorentina. Ma, poche ore dopo, la ricostruzione delle forze dell’ordine viene smentita dagli stessi ultras dell’Atalanta.

“Precisiamo che non c’è stato nessun contatto con la tifoseria viola, né prima né dopo la partita, e il clima era di assoluta tranquillità”, spiegano in un comunicato di tifosi bergamaschi.

“Sulla strada del ritorno, scortata in superstrada, la carovana dei quasi 20 bus viene separata e divisa dalle forze dell’ordine per, così riferiscono, ‘controllare un pullman che si stava staccando'”.

E già qui qualcosa non torna: “Come è possibile che in una superstrada dedicata in quel momento solo per il nostro passaggio (con centinaia di forze dell’ordine presenti) un bus si stacchi completamente dal resto della carovana a 500 metri di distanza dal casello autostradale senza alcuna possibilità di deviare il percorso???”.

È qui che il reparto celere fa accostare il primo pullman, come si può vedere dal video, facendo aprire le porte e salendo a bordo (già in assetto antisommossa). “Hanno iniziato a colpirci e ferirci. Hanno rotto i finestrini dopo aver divelto la porta anteriore”.

E ora non solo i tifosi dell’Atalanta, ma tutta Bergamo chede “verità” su quanto accaduto. Addirittura il sindaco della città, Giorgio Gori, ha scritto al ministro Matteo Salvini invitandolo a “leggere il documento diffuso dai tifosi dell’Atalanta” (che potete leggere qui sotto).

Continua sotto la foto

tifosi atalanta violenze polizia

“Né prima, né durante né dopo l’incontro vi sono stati scontri tra i sostenitori delle due squadre. I tifosi dell’Atalanta erano già sui pullman, sulla via del ritorno, quando la polizia li ha fermati” denuncia Gori.

“Legga”, è l’invito al ministro. “Io non so se i fatti si sono svolti esattamente come sono descritti. Ho però ascoltato alcune testimonianze, che accreditano la ricostruzione. Le chiedo perciò di appurare e di chiarire con tempestività cos’è effettivamente accaduto”.

Se “davvero gli agenti di polizia sono saliti su quel pullman e deliberatamente, senza una motivazione, hanno picchiato con i manganelli tutti coloro che si trovavano all’interno Se davvero i tifosi sono stati presi a calci e pugni mentre scendevano dal pullman, insultati e pesantemente minacciati”.

“Se così fosse”, avverte Gori, “si tratterebbe di un episodio gravissimo”.

Le testimonianze dei tifosi sono però circostanziate. “È l’una di notte circa. Son sul pullman che ci sta riportando a casa da Firenze, il secondo dei pullman della Curva” racconta un ragazzo sulla propria pagina Facebook.

“Siamo ormai ad una decina di chilometri dallo stadio. L’aria è tranquilla, non si è visto nessun fiorentino e con la Polizia tutto è filato liscio: non c’è stata alcuna tensione, nemmeno durante quel prefiltraggio assurdo”.

“Seduto sul sedile, di spalle all’autista, socchiudo un attimo gli occhi. Nemmeno il tempo di pensarlo e i ragazzi di fianco iniziano ad urlare. Mi alzo e mi giro verso la direzione di marcia. Il primo pullman, quello davanti a noi (precedentemente scortato con una camionetta davanti ed una dietro), viene affiancato nella corsia di sinistra da un’altra camionetta, con sportellone aperto e con all’interno agenti armati di scudo, manganello e casco in testa, pronti a scendere”.

La camionetta davanti decide allora di fermarsi e di bloccare il pullman. “Scendono immediatamente tutti i poliziotti dalle tre camionette. Di fretta e furia cercano di salire sul primo pullman, ovviamente armati e con poca intenzione di scambiare due chiacchiere”.

“Vediamo la polizia caricare il pullman, i manganelli volano. Alcuni ragazzi del secondo pullman scendono per cercare di capire cosa sta succedendo. Ma niente da fare, anche loro vengono presi a manganellate e decidono allora di tornare sul nostro pullman”.

“Un poliziotto ordina caldamente al nostro autista di aprire le porte del pullman. Aperta la porta, salgono due poliziotti che iniziano a manganellare chiunque cerchi di ottenere spiegazioni. Dopo qualche minuto abbandonano il nostro pullman”.

L’autista decide allora di ripartire “ma veniamo fermati 500 metri più avanti, poco prima del casello autostradale. Veniamo fatti scendere uno ad uno (“o scendete o vi prendiamo a schiaffi!”, queste son le opzioni). Ci viene richiesto un documento e veniamo fotografati”.

I poliziotti “nel frattempo non fanno altro che minacciarci ed insultarci, chiaramente in attesa di una nostra reazione, che però non arriva. Siamo una settantina sul pullman doppio e la polizia ci mette più di un’ora ad identificarci tutti. Decidono poi di perquisire il pullman. Sequestrano tutte le bandierine ed i due aste (tra cui il due aste del mio vicino di posto, regalatogli dalla sua nipotina di 10 anni, chissà che pericolo)”.

“Riprendiamo il tragitto, decisamente provati. Chiamiamo i ragazzi dell’altro pullman. A loro è andata decisamente peggio: sono stati fatti scendere a pugni e manganellate dal loro pullman, per poi essere messi faccia a faccia col muro della superstrada. Identificati, sono tornati sul pullman mentre i poliziotti si erano schierati su due file in modo da suonargliele sia da destra che da sinistra. Il risultato è di diversi ragazzi feriti, alcuni con tagli sulla testa, altri con escoriazioni sul volto e zigomi gonfi. Arriviamo a Bergamo verso le 8 di mattina”.

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