Tempo pieno a scuola: la proposta del M5s per ampliarlo a tutte le scuole elementari
Il governo giallo-verde vuole introdurre tempo pieno in tutte le scuole primarie. La proposta prevede l’estensione dell’orario scolastico a 40 ore settimanali. Secondo l’esecutivo tale proposta avrebbe due vantaggi principali: lasciare i bambini fino alle 16.30 a scuola, venendo incontro ai genitori che lavorano, e assumere un numero maggiore di insegnanti per coprire tutto l’orario.
Sarebbero circa duemila gli insegnanti necessari, secondo la proposta del governo.
In Italia oggi 47mila scuole su 142mila prevedono il tempo pieno, con 40 ore settimanali distribuite dal lunedì al venerdì. La maggior parte di queste scuole, 37mila, si trovano nelle regioni del nord e del centro. A usufruire del tempo pieno è il 40 per cento dei bambini da 6 a 11 anni.
La richiesta è alta anche nel sud Italia, ma non viene soddisfatta in particolare per mancanza di fondi.
Le scuole del mezzogiorno sono carenti di risorse economiche per pagare gli insegnanti che dovrebbero coprire un orario più ampio. Non solo: anche il personale Ata che si occupa delle pulizie degli istituti, o le risorse per i servizi di mensa e in generale altri servizi necessari.
Secondo il Fatto Quotidiano i 2000 insegnanti preventivati dal governo, non sarebbero sufficienti a coprire un fabbisogno stimato in 40mila posti. Il numero arriva dal fatto che le classi da coprire sarebbero 90mila.
Sempre secondo il Fatto, sarebbero necessari 80 milioni di euro che dovrebbero essere sottratti dal fondo del ministero dell’Economia predisposto per “indifferibili esigenze che si manifestano nel corso della gestione”.
La cosiddetta “generalizzazione” del tempo pieno però non è inserita nel contratto di governo. La deputata del Movimento 5 Stelle Maria Marzana ha presentato un emendamento alla legge di bilancio che prevede la “graduale generalizzazione del tempo pieno nella scuola primaria”.
La proposta di poter ampliare l’offerta per le famiglie di scegliere il tempo pieno è stata presentata e approvata dalla commissione Cultura della Camera.
Attualmente l’emendamento deve passare sotto l’esame della commissione di Bilancio.
“Per una famiglia al giorno d’oggi è un grosso aiuto poter lasciare i propri figli a scuola mentre lavorano: significa tenerli impegnati in attività di apprendimento e ricreative, senza doversi caricare costi di babysitter o essere in pensiero”, ha spiegato Nunzio Tranchese, rappresentante dell’Associazione italiana genitori (Age) al Fatto Quotidiano.
Il vicepremier Di Maio spinge molto su questa proposta: “i bambini potranno stare più tempo a scuola, potranno avere un percorso di istruzione più lungo, che gli consenta di stare più con gli insegnanti e di approfondire ancora di più le materie, e allo stesso tempo permetterà ai genitori che lavorano tutto il giorno di sapere che anche il pomeriggio il loro figlio o la loro figlia starà a scuola con gli insegnanti, avrà un percorso formativo ancora più ricco”, ha spiegato Di Maio.