Marco Camuffo e Pietro Costa sono stati condannati a sei mesi di reclusione, con sospensione della pena, per violata consegna, cioè uso improprio dell’auto di servizio. I due ex carabinieri erano stati accusati di violenza sessuale da due studentesse americane nel settembre 2017, che avevano riaccompagnato a casa con l’auto di servizio dopo una serata passata in discoteca.
Il gip del tribunale militare di Roma ha assolto i carabinieri dall’accusa di peculato militare in quanto ha ritenuto come “temporaneo e con un danno erariale di 3 euro” l’utilizzo della stessa vettura con cui erano di pattuglia nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 settembre 2017.
Camuffo, l’11 ottobre 2018, era stato condannato dal Tribunale di Firenze a 4 anni e 8 mesi. L’uomo è accusato di violenza sessuale aggravata per avere abusato di una studentessa americana di 21 anni, che aveva bevuto al punto da non potere opporre resistenza. Camuffo aveva scelto il rito abbreviato e per lui il pm Ornella Galeotti aveva chiesto 5 anni e 8 mesi, tenendo conto dello sconto.
L’altro carabiniere, e collega di pattuglia, Pietro Costa era stato rinviato a giudizio con le stesse accuse nei confronti di un’altra studentessa americana. Per lui il processo inizierà il 10 maggio 2019.
La vicenda – I fatti risalgono alla notte tra il 6 e il 7 settembre 2017, quando due studentesse americane, di 19 e 21 anni, denunciano al 113 di essere state violentate da due carabinieri che le avevano riaccompagnate a casa a bordo dell’auto di servizio. Le due studentesse alloggiavano a Firenze, dove si trovavano per motivi di studio.
L’ospedale aveva accertato che le ragazze, a circa tre ore di distanza dall’episodio denunciato, avevano un tasso alcolemico di circa 1,5 grammi per litro.
I due militari, oggi destituiti dall’Arma, erano stati iscritti sul registro degli indagati per violenza sessuale aggravata dalla divisa ed erano stati sospesi dall’Arma. Nei loro confronti la procura fiorentina aveva avanzato anche una richiesta di interdizione, poi rigettata dal giudice.
Il gip Mario Profeta aveva definito “gravissimi” gli indizi raccolti nei confronti dei due carabinieri. “I due carabinieri in contrasto con le regole note anche alla più inesperta recluta hanno usato l’auto di servizio per accompagnare due civili. E dopo averle fatte entrare nel portone hanno avuto un approccio sessuale”, aveva affermato.
Il giudice aveva escluso l’ipotesi della “macchinazione” da parte delle ragazze americane che, dopo avere interrotto in anticipo il loro soggiorno di studi, erano tornate in Italia a novembre 2017 per l’incidente probatorio, necessario per congelare processualmente la loro versione.