“Siamo handicappati, non cretini”
TPI ha intervistato alcuni membri del gruppo #SiamoHandicappatiNoCretini, che rivendica i diritti negati ai disabili gravissimi della regione Sicilia
Non ci stanno a essere presi in giro. Non più, non di nuovo. La presa di posizione è nel motto, diretto e disarmante, con il quale hanno deciso di identificare il loro gruppo: #SiamoHandicappatiNoCretini.
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In testa al movimento ci sono i fratelli Alessio e Gianluca Pellegrino, protagonisti di alcuni servizi delle Iene che a febbraio 2017 hanno portato alle dimissioni dell’assessore regionale alle Politiche sociali Gianluca Miccichè. Il politico siciliano non li ha ricevuti, nonostante loro avessero atteso un’intera giornata in assessorato. E davanti alle telecamere nascoste ha addirittura chiesto loro di sostenerlo politicamente.
Insieme ai due fratelli, c’è un gruppo di persone che da oltre un anno combatte per ottenere dalle istituzioni siciliane quello che spetta di diritto ai disabili gravissimi: l’assistenza domiciliare 24 ore su 24. Un diritto a cui i disabili siciliani non hanno accesso perché hanno la sfortuna di vivere in una regione che non riesce – e non vuole – trovare i fondi garantire il rispetto della legge.
“Siamo stanchi, è allucinante che per ottenere un diritto occorra fare una cosa del genere”, dice a TPI Vincenzo Muratore, che fa parte del gruppo di protesta. “Non è più un problema di istituzioni, è un problema di umanizzazione delle istituzioni”.
Anche se avrebbero diritto all’assistenza giorno e notte, Alessio e Gianluca possono contare al momento solo su un assistente per cinque ore al giorno (a testa). Due ore sono state aggiunte dopo il video-denuncia delle Iene.
“È facile dire che si tratta di un problema di soldi, di burocrazia. La burocrazia è fatta da persone”, sottolinea Vincenzo. “È ora che tutti i politici, anche quelli che non sostengono il governo del presidente Crocetta, si mettano una mano sulla coscienza e capiscano che queste persone hanno davvero bisogno”.
La situazione dei 3.600 disabili siciliani è ormai al limite. Per questo il movimento ha deciso di lanciare lunedì 13 marzo 2017 un messaggio al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, siciliano come loro. “Se siamo una priorità ce lo dimostri, scuota le coscienze”, è la loro richiesta di aiuto.
“Quello che noi chiediamo è che ci dicano con la massima onestà, sincerità e trasparenza se questa gente è una priorità per la regione siciliana, e in generale per l’Italia, oppure no”, dice Vincenzo a TPI. “Se non è una priorità ce lo dicano tranquillamente e faremo un’emigrazione di massa. Dopo la fuga dei cervelli faremo la fuga dei disabili. Smettetela di trattarci con superficialità e applicate la legge”.
Le richieste dei disabili siciliani sono finite sulle prime pagine dei giornali quando il regista e conduttore Pif si è unito alla loro protesta di fronte al palazzo della Regione, a Palermo e ha avuto un duro faccia a faccia con il presidente della Regione Rosario Crocetta. “Ringraziamo moltissimo Pif, ma lui lo ha detto chiaro e tondo: se io sono qua è il fallimento della politica”, spiega Vincenzo. “Se per avere la stampa avevamo bisogno di lui, davvero è il fallimento di tutto un sistema sociale. Ormai stiamo raschiando il fondo del barile, speriamo di trovarci qualcosa”.
Il giorno stesso della protesta, quando Crocetta ha incontrato i disabili e le loro famiglie, ha detto che avrebbe sbloccato 36milioni di euro per l’assistenza. Una manovra da subito definita “tappabuchi” dal gruppo, dal momento che secondo i loro calcoli andrebbe a incidere su circa 10mila euro a disabile ogni anno (vale a dire un’ora di assistenza o al massimo due al giorno).
L’altra proposta del governatore della Sicilia era di utilizzare i lavoratori precari della regione (i cosidetti ex pip) per l’assistenza ai disabili, dopo appena 40 ore di formazione.
“Questa idea è ridicola”, dice Alessio Pellegrino a TPI. “Io sono semplice da gestire mentre ci sono casi in cui devi avere un’apposita formazione alle spalle. Quaranta ore sono troppo poche”. Gli assistenti che lavorano per le cooperative, per esempio, devono aver svolto almeno un anno di formazione (900 ore di corso e altre di training).
“Noi, io e Gianluca, abitiamo soli e non sappiamo la provenienza di queste persone. In questi anni abbiamo cambiato 25 assistenti, per via della somma che diamo che è molto poca. Abbiamo degli aiutanti e non sono nemmeno qualificati. Abbiamo subito un po’ di furti e altre situazioni spiacevoli, quindi questa cosa l’abbiamo provata sulla nostra pelle ed effettivamente non può funzionare”.
“Non è giusto neanche nei confronti degli operatori che hanno fatto oltre un anno di formazione. Parlo sia a nome dei disabili sia a nome degli operatori”, aggiunge Alessio.
I ragazzi sottolineano che la normativa italiana in materia di disabilità (un pacchetto composto dalla legge 328 del 2000, la 104 e il cosidetto “Dopo di noi”, approvato nel 2016) è all’avanguardia rispetto a quello europeo, ma in Sicilia non viene applicata nella sua totalità. In altre regioni, come Sardegna ed Emilia Romagna, le cose invece funzionano meglio.
Il gruppo di protesta non ha alcuna intenzione di mollare. “Stiamo mettendo in atto un coordinamento territoriale di tutte le associazioni. Poi vorremmo che tutti i membri del parlamento regionale si assumessero la responsabilità per quello che sta avvenendo”.
Mentre il presidente Crocetta sta cercando una soluzione che non trova, le opposizioni lo aspettano al varco. Al centro ci sono i disabili. “È un gioco al massacro a cui noi non vogliamo stare. Quindi chiederemo a tutti i membri del parlamento regionale di assumersi la propria responsabilità. Non è un problema di un governo, è un problema di tutti loro, perché in questi anni nessuno di loro ha fatto nulla”, dice Vincenzo.
“Stiamo meditando anche seriamente di intentare una causa penale, vedremo di che natura e entità”, aggiunge Vincenzo. “Qui siamo davanti a una violazione dei diritti umani”, concorda Alessio.
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