Gino Strada attacca il decreto Sicurezza: “È un atto di guerra”
Il fondatore della Ong ha criticato le nuove misure in materia di immigrazione e condannato la politica italiana
“Il più recente atto di guerra contro i migranti che sono i mostri del momento”. Queste le parole pronunciate da Gino Strada, fondatore di Emergency, sul decreto Sicurezza approvato il 24 settembre del Consiglio dei ministri.
“Non è il primo atto di guerra, una guerra iniziata dalla politica, non dagli italiani. A un certo punto il ministro Minniti ha dichiarato guerra ai migranti, in subordine anche alle organizzazioni umanitarie che cercano di salvare loro la pelle”, continua Strada, che non risparmia nemmeno il precedente ministro dell’Interno e le sue leggi in materia di immigrazione nella sua intervista a Radio Capital.
“Poi ci sono aspetti grotteschi nel decreto. C’è scritto per esempio che si può revocare la cittadinanza italiana in caso di furto. Non vorrei che gli italiani rubassero 50 milioni tanto che c…o gliene frega se possono restituirli in comode rate annuali?”, ha detto il fondatore della Ong italiana, in riferimento all’accordo tra Lega e procura di Genova sulla restituzione dei 49 miliardi di euro.
“Mi spaventa la disumanità di questi atteggiamenti. Contro il nemico di turno, che dobbiamo costruire raccontando balle. È un decreto che con la Costituzione italiana e con i trattati internazionali non ha mai avuto familiarità”.
Il decreto voluto dal ministro dell’Interno prevede “disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”.
Uno dei punti più controversi riguarda l’abrogazione della protezione umanitaria e la revoca della protezione internazionale e dello status di rifugiato.
In questo articolo abbiamo spiegato cosa prevede il testo del decreto.
Gino Strada non è l’unico ad aver criticato il provvedimento voluto dal ministro Salvini. Salvatore Casale, responsabile orientamento e inserimento lavorativo di un centro Sprar in provincia di Avellino, ha spiega a TPI cosa potrebbe cambiare ora che il decreto sicurezza è stato approvato a Palazzo Chigi.