Quanto sono sovraffollate le carceri italiane ed europee?
Tre grafici spiegano qual è oggi la situazione delle carceri italiane, con un focus sui suicidi tra i detenuti
Sono più di 54 mila i detenuti presenti nelle carceri italiane, a fronte dei 49 mila e 600 posti. Questo significa che le prigioni vivono un sovraffollamento del 9 per cento, che varia notevolmente a livello regionale e di singoli istituti.
Alcune regioni raggiungono picchi del 37 per cento, come ad esempio Puglia o del 92 per cento a livello di singolo istituto, come Brescia. Solo 7 regioni e 63 istituti su 193 rispettano la capienza prevista per legge. Sono questi alcuni degli elementi che emergono incrociando i dati del Ministero della Giustizia e del Centro Studi di Ristretti Orizzonti.
Allarmante è inoltre il dato che riguarda i suicidi: 900 negli ultimi 16 anni, con aumenti annuali che seguono l’andamento dell’emergenza abitativa.
Come mostra la mappa, solo 7 regioni non vivono l’emergenza abitativa (in ordine di virtuosismo: Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Marche, Piemonte, Toscana e Calabria). Le restanti ospitano più detenuti del previsto, con la maglia nera che va alla Puglia con il 37 per cento di sovraffollamento e quasi 900 carcerati in più, seguita da Friuli Venezia Giulia, con il 31 per cento e Lombardia, 30 per cento.
A livello di singoli istituti, dei 193 disseminati nel territorio, il 67 per cento registra un sovraffollamento, lasciando solamente 63 carceri a rispettare la capacità prevista per legge. Delle cinque carceri con la situazione peggiore, quattro si trovano in Lombardia e uno in Abruzzo: in testa l’istituto di Brescia (92 per cento di sovraffollamento), seguito da Como, 71 per cento, Vigevano, 66 per cento, Bergamo, 63 per cento e Chieti con il 63 per cento.
Rispetto al 2010 le carceri ospitano 14 mila detenuti in meno. La situazione è infatti nettamente migliorata rispetto a qualche anno fa, quando l’emergenza sovraffollamento raggiungeva il 53 per cento a livello nazionale, i detenuti in eccedenza erano quasi 24 mila e nessuna regione rispettava la capacità delle proprie carceri.
“La situazione dei detenuti è migliorata negli ultimi sei anni: le opportunità di lavoro o di formazione sono rimasti sostanzialmente invariati, ma ora, esattamente come lo spazio fisico, devono essere condivisi da meno persone, che di conseguenza vivono meglio”, afferma Alessio Scandurra dell’Associazione Antigone.
Come mostra il grafico, la regione che ha registrato il miglioramento più consistente rispetto al 2010 è l’Emilia Romagna: maglia nera sei anni fa con un sovraffollamento dell’89 per cento, l’emergenza abitativa è calata di 75 punti percentuali, assestandosi ad un 14 per cento, poco superiore alla media nazionale. Seguono Trentino (-70 punti percentuali), Calabria (-69), Valle d’Aosta (-63), Veneto (-58), Sicilia (-58) e Piemonte (-55).
L’unica regione che non segue il trend nazionale è il Molise, il cui sovraffollamento è aumentato dal 24 per cento al 28 per cento, complice una riduzione della capienza delle proprie carceri di 91 posti.
Il quadro della sovrappopolazione carceraria a livello europeo è fornito dal rapporto SPACE dell’Istituto di criminologia e di diritto penale dell’Università di Losanna. I dati, relativi al 2014, posizionano l’Italia all’undicesimo posto in Europa; peggio fa l’Ungheria, che guida la classifica con un sovraffollamento del 42 per cento, seguita da Belgio, Macedonia, Grecia, Albania, Spagna, Slovenia, Francia, Portogallo e Serbia.
Suicidi e Sovraffollamento
“La situazione di salute dei carcerati è allarmante”, afferma Scandurra. “Il 78 per cento elle persone è affetto da almeno una condizione patologica e il 40 per cento da almeno una patologia psichiatrica; inoltre l’epatite B, C e l’AIDS affliggono una percentuale incomparabilmente più alta rispetto a quella che si trova fuori dal carcere”.
Il sovraffollamento comporta un generale peggioramento della qualità della vita dei carcerati che può portare a conseguenze tragiche quali il suicidio.
“Autorevoli studi mettono in evidenza una relazione fra eventi suicidali e l’affollamento degli istituti penali”, sottolinea Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Il sovraffollamento non solo limita gli spazi e provoca il deterioramento delle condizioni igieniche, ma pregiudica le relazioni con il personale e limita la possibilità di accedere alle opportunità ricreative, formative e lavorative”.
I dati sui suicidi in carcere sono raccolti dall’associazione Ristretti Orizzonti attraverso il dossier “Morire di Carcere”. Il grafico mostra la correlazione tra sovraffollamento carcerario e il numero di suicidi negli ultimi 15 anni: nel 2009, quando la popolazione carceraria ha subito un’impennata del 41 per cento rispetto ai due anni precedenti, si è registrato il numero maggiore di suicidi, 72. Dato che si è mantenuto elevato nei due anni successivi, quando la media della popolazione carceraria si è assestata ai livelli più alti degli ultimi 15 anni.
Da allora, il sovraffollamento è calato e con esso il numero di suicidi in carcere, giungendo a quota 43 nel 2015, livello più basso dal 2000 ad oggi. Dal 2010 ad oggi, inoltre, sono stati quasi 7 mila i detenuti che hanno tentato il suicidio ma che sono stati salvati in tempo.
A cura di Silvio Grocchetti