Il Sindaco di Lampedusa a TPI: “Servono verità e regole scritte, non quelle fatte con i tweet e i post su Facebook”
“La vicenda della nave Mare Jonio è andata come pensavo io, non è vero che i porti sono chiusi. I migranti dovevano necessariamente scendere. Quando c’è stato il caso della Sea Watch, battente bandiera olandese, tutti gridavano che doveva tornare nel proprio porto, invece ora si è gridato ‘dobbiamo arrestarli’, c’è un po’ di confusione in questa vicenda”.
A parlare a TPI è il sindaco di Lampedusa Salvatore Martello che nel giorno di quiete dopo la tempesta, fa il punto sulla situazione.
La nave Mare Jonio resta sotto sequestro. La procura di Agrigento ha infatti convalidato il fermo. Indagato il comandante Marrone per favoreggiamento dell’immigrazione illegale, mentre gli interrogatori non sono ancora iniziati.
Si è conclusa in tempi brevi, fortunatamente, la vicenda della Mare Jonio. Si temeva un altro caso Sea Watch. Quale la sua riflessione in merito?
Il primo insegnamento è che prima di parlare dovremmo riflettere. In secondo luogo bisogna avere le idee chiare se gli sbarchi ci sono o meno. Se è la prima volta, o se durante l’anno ce ne sono altri.
Bisogna dire la verità ai cittadini: a Lampedusa gli sbarchi ci sono, non è vero che non sbarca più nessuno. E poi bisognerebbe dire che è diminuito il numero delle persone che arrivano in Italia.
Anche per questo soccorso in mare non sono mancate le polemiche.
Ogni volta che in ballo c’è una nave grossa si scatena la guerra politica. La cosa si risolve con accordi scritti per il Mediterraneo, altrimenti il problema resta. Il fenomeno delle migrazioni non si ferma.
I migranti a bordo della nave Mare Jonio ora dove sono?
Le persone sono state accolte nell’hotspot di Lampedusa, ne possiamo ospitare 96, sono 50, altri 46 li possiamo ospitare. Verranno rimpatriati in Sicilia.
In che senso rimpatriati?
Bisogna chiamare le cose per come sono, non bisogna dire e sparare parole che non hanno significato. La gente si confonde. Vengono accompagnati in Sicilia.
La procura di Agrigento ha convalidato il fermo della nave.
Non entro nel merito del lavoro della procura. Certo non è che con mare forza 8 si lasciano le persone in balia delle onde; la qual cosa costringerebbe poi a un salvataggio di emergenza. Se una barca è italiana e vuole entrare in un porto italiano, che facciamo, non li facciamo entrare?
Cosa dice del vicepremier Salvini che ha paragonato la situazione della Mare Jonio alla forzatura di un posto di blocco?
Il paragone con il posto di blocco è per chi vive a terra e non a mare. Lampedusa è stata cancellata dall’Italia in questi mesi, non voglio entrare in queste diatribe.
La sua posizione al momento non è semplice.
I problemi li devo affrontare rispettando quello che c’è scritto nella Costituzione e dall’altro lato svolgendo in mio dovere di cittadino. Per noi il nodo è dire le cose agli italiani per come sono e per come succedono.
È stato detto che non ci sono più sbarchi, ci sono stati nel 2018 e nel 2019. Chi vuole vedere le imbarcazione sono al molo, avevo fatto un conteggio di 120 arrivi, invece il ministero dice che sono addirittura 160. Poi si è detto che il porto era chiuso, invece non era vero, perché non lo è stato nemmeno per le piccole imbarcazioni.
Quando intervengono le ong specialmente la situazione si complica.
Il problema si risolve sono con gli accordi tra Stati, non ci può essere soluzione altrimenti.
Servono regole scritte, non quelle fatte con i tweet e i post su Facebook. Non può funzionare che diventi una persona onesta solo se hai 10.000 like su un post.