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Home » News

Corinaldo, una class action contro Sfera Ebbasta e gli organizzatori del suo concerto

Immagine di copertina

Dopo la strage alla discoteca di Corinaldo, alcuni dei ragazzi che erano presenti nel locale hanno deciso di promuovere una class action contro i gestori del posto, contro gli organizzatori del concerto di Sfera Ebbasta e contro lo stesso trapper. I giovani chiedono di essere risarciti per il mancato rispetto delle misure di sicurezza.

L’azione sarà promossa da uno studio legale di Senigallia, in provincia di Ancona, a circa una ventina di chilometri dal luogo della strage. I ragazzi di costituiranno come parte civile nel processo penale che dovrà far luce sull’accaduto e individuarne i responsabili.

“Se fai un concerto forse devi accertarti del numero di posti disponibili, di quanta gente c’è e di alcuni aspetti della sicurezza. Chiederemo ai magistrati di accertarlo. Questi ragazzi sono vittime e le loro famiglie hanno il diritto di conoscere i nomi dei responsabili”, ha spiegato a Repubblica l’avvocato Corrado Canafoglia, che sta raccogliendo le denunce dei giovani.

I ragazzi che la sera del 7 dicembre erano presenti alla discoteca Lanterna Azzurra stanno fornendo al legale materiale fotografico e video che sarà allegato all’esposto che verrà presto depositato.

Su Facebook è stato creato il gruppo Giustizia per le vittime della Lanterna Azzura in cui si invita chiunque abbia materiale utile a consegnarlo in modo tale “da farlo pervenire alla magistratura”.

“Sappiamo che tra biglietti e inviti ne sono stati stampati almeno 6mila, non è chiaro quanti ne sono stati venduti, ma sembra che al momento della tragedia nel locale c’erano tra le 1.500 e le 2.000 persone”, afferma il legale. “I tanti ci hanno detto che in mille erano ai tavoli della zona soppalcata e che più o meno lo stesso numero di ragazzi si trovavano nella pista sotto, mentre continuava ad arrivare gente con le navette”.

L’avvocato avanza dubbi anche sulle uscite d’emergenza: “L’ingresso principale non è stato usato perché all’esterno c’era la fila di chi ancora doveva entrare”, dice. “Di una porta si è aperta solo un’anta, in funzione solo due uscite, e una è quella della rampa della tragedia”. Fuori dal locale “nessuna assistenza, i ragazzi hanno dovuto prendersi cura l’uno dell’altro senza aiuti, fino a quando sono arrivati i soccorsi”.

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