Che cos’è la direttiva Scuole sicure contro lo spaccio di droga fuori dagli istituti scolastici
Il 5 settembre 2018 Matteo Salvini ha annunciato una serie di misure contenute in una direttiva del Viminale per contrastare lo spaccio di stupefacenti. Ecco cosa prevede
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha presentato la direttiva del Viminale “Scuole Sicure” che contiene misure per prevenire e contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti nei pressi delle scuole. Ciascun comune dovrà inserire le scuole fra i luoghi dove applicare il cosiddetto “daspo urbano” nei confronti degli spacciatori.
La direttiva ha inoltre lo scopo di intensificare la collaborazione tra istituzioni scolastiche e amministrazioni locali per prevenire “le più gravi forme di devianza” e rafforzare “attività di controllo del territorio e un’intensificazione dell’attività info-investigativa ai fini della prevenzione dello spaccio di stupefacenti e del relativo consumo davanti alle scuole, con la partecipazione della polizia locale”.
La direttiva ha anche l’obiettivo di sensibilizzare i comuni per mettere in atto una riqualificazione delle aree limitrofe alle scuole, che passa anche attraverso l’installazione di impianti di videosorveglianza”.
La direttiva del Viminale è datata 26 agosto 2018. Nello stesso giorno è stata emanata anche una circolare del capo della Polizia Franco Gabrielli, che attribuisce un ruolo centrale, in termini di analisi del fenomeno, ai Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica “allargati”.
“Fuori dalle scuole non ci sarà alcun rastrellamento, non ci saranno doberman: sarà un intervento soft, di tipo preventivo e non punitivo, che coinvolgerà anche i presidi e le autorità locali”, ha spiegato il ministro Salvini.
“A ottobre faremo un primo bilancio. Molti sindaci ci hanno già chiesto di estendere il piano e se i risultati saranno positivi, lo faremo”, ha aggiunto Salvini.
L’obiettivo esposto da Salvini durante il lancio dell’iniziativa è quello di sequestrare droga per un importo pari ai 2 milioni e mezzo investiti.
Alle città più grandi, che faranno da comuni pilota, verrà infatti destinato un fondo proporzionale al numero di abitanti. In tutto verranno stanziati 2,5 milioni di euro del Fondo unico giustizia.
I fondi verranno così suddivisi:
727 mila euro a Roma
344 mila euro a Milano
243 mila euro a Napoli
222 mila euro a Torino
168 mila euro a Palermo
146 mila euro a Genova
98 mila euro a Bologna
96 mila euro a Firenze
81 mila euro a Bari
78 mila euro a Catania
66 mila euro a Venezia
65 mila euro a Verona
59 mila euro a Messina
53 mila euro a Padova
51 mila euro a Trieste
Le risorse possono essere utilizzate dai comuni dopo aver presentato un progetto alla prefettura entro il 20 settembre 2018. Il progetto deve essere coerente con le finalità della direttiva del Viminale. I progetti devono essere strutturati su una durata di un anno scolastico.
Le risorse di ciascun comune possono essere utilizzate ad esempio per la realizzazione di impianti di videosorveglianza, per assunzioni temporanee di personale della polizia locale, per il pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario del personale della polizia locale o per campagne informative.