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La rabbia di Michele Santoro: “L’interrogazione della Lega contro il mio ritorno in Rai non ha precedenti”

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Finito nell’occhio del ciclone solo perché il suo nome è stato accostato alla Rai, Michele Santoro rompe il silenzio. Il giornalista ha preso carta e penna per scrivere una dura lettera al presidente della Camera, Roberto Fico, chiedendo chiarimenti sul veto posto al suo ritorno sulla tv di Stato da parte della Lega.

L’interrogazione” o il “quesito” che la Lega ha presentato in Commissione Vigilanza “è un’iniziativa senza precedenti”, scrive Santoro.

“Non solleva, infatti, obiezioni di merito su fatti, accordi reali o (cosa che sarebbe comunque grave) trattative in corso. In assenza di qualsiasi notizia di stampa sull’argomento, utilizza voci di corridoio per diffondere falsi allarmi e costringere la Rai a chiudermi la porta in faccia”.

La lettera è inviata “in copia” anche ai Rai e Vigilanza ed ha al centro l’iniziativa della Lega su “indiscrezioni” di un eventuale collaborazione del conduttore con Rai2.

>>> L’intervista – “Così Lega e M5s hanno occupato la Rai”

“A scanso di equivoci” continua Santoro, “voglio precisare che discutere della conformità dei contratti e dei contenuti delle trasmissioni agli indirizzi parlamentari rientra perfettamente nelle prerogative della Commissione”.

Ma, ed eccoci all’attacco, “ciò non può permettere di interferire sui diritti individuali e sulla libertà d’informazione che, fino a prova contraria, restano principi costituzionalmente garantiti”.

Per il conduttore il fatto che il governo sia stato decisivo nel rinnovare i vertici della Rai “non libera i nuovi dirigenti dal dovere di provvedere all’offerta televisiva in piena autonomia e respingendo pressioni indebite”.

In un’altra epoca “la magistratura è dovuta intervenire per sanzionare duramente la Rai per aver chiuso una mia trasmissione”, continua Santoro, “senza valide ragioni editoriali”.

Il timore: “Riprodurre un clima che pensavamo di esserci messi definitivamente alle spalle”. Chiaro, qui, il riferimento al famoso editto bulgaro di Silvio Berlusconi che mise fuori dalla Rai, tra gli altri, anche Enzo Biagi e Daniele Luttazzi.

Nel mirino le “domande improbabili” poste dalla Lega: “È vero che Santoro tornerà a collaborare con la Rai? E con quali compensi?”.

Quesiti che “ledono il diritto privato e impediscono a un professionista di svolgere liberamente la sua attività”. Inoltre – continua – “una siffatta formulazione assume un grado di deterrenza nei confronti non di una collaborazione esistente ma di qualsivoglia ipotetica futura collaborazione, quando la Costituzione Italiana riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.

In conclusione di lettera, Santoro precisa di aver sollevato la questione “non per me stesso” ma “perché sento messi in discussione principi fondamentali”.

“Spero che”, è l’appello finale, “il vostro intervento possa ristabilire un clima di rispetto, scoraggiare altre iniziative inopportune e fare in modo che ciascuno con le sue idee possa contribuire a far crescere civilmente e culturalmente il nostro Paese”.

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