Il sindaco che ha emanato l’ordinanza anti-cattiveria dà del cog***** a Salvini. “Cos’ha nel cervello?”
Tanto scalpore, e tanto successo, ha fatto nei giorni scorsi la notizia secondo cui un sindaco di un paese in provincia di Reggio Emilia, Andrea Costa, ha emesso un’ordinanza anti-cattiveria. Ma ora è il suo di “odio” online a finire nel mirino.
Il primo cittadino di Luzzara alcuni giorni fa aveva dato del “coglione” al ministro dell’Interno Matteo Salvini. La Lega e il Movimento Cinque Stelle hanno subito accusato di incoerenza e ipocrisia l’autore dell’ordinanza anti-rabbia. Il sindaco Costa ha immediatamente replicato dicendo che quel provvedimento era pensato anche contro di lui, per arginare il clima di odio generale, che aveva contagiato anche lui.
Il sindaco, segretario provinciale del Pd, nell’ordinanza vieta l’odio e le offese, sia dal vivo che sulle “piazze virtuali”. Ma a dicembre aveva definito su Twitter “pericolosi pagliacci” il premier Conte e i ministri Di Maio e Salvini, e aveva dato del “coglione pericoloso” in un tweet a Matteo Salvini.
I consiglieri comunali 5 Stelle di Reggio Emilia lo hanno accusato di aver violato le regole che lui stesso ha messo.
A intervenire sulla vicenda è lo stesso Salvini: “Un sindaco del Pd emette un’ordinanza per ‘punire’ la ‘violenza verbale, il rancore, la rabbia” (e già qui…), nel frattempo mi dà pubblicamente del “pagliaccio che punta all’infermità mentale” e del “coglione”. Ma secondo voi questi cos’hanno nel cervello? E, soprattutto, quanto volontariato dovrà fare questo poveretto in base alla sua stessa ordinanza?”.
Il tenore del post di Salvini riassume perfettamente il clima di odio in cui viviamo: un circolo vizioso senza fine. Il sindaco dà del “coglione” a Salvini, che dà del “poveretto” al sindaco. Il tutto condito da infiniti commenti spregevoli, da ambo le parti.
Cosa prevede l’ordinanza anti-cattiveria
L’ordinanza numero 1 del 4 gennaio 2019 porta un titolo molto chiaro: “Istituzione del divieto a manifestare rabbia, cattiveria, rancore e di ogni atto fisico o verbale teso a recare offesa a singoli o gruppi di persone”.
Nel testo vengono citati alcuni articoli del Testo Unico degli enti locali sulla funzione e sui poteri dei sindaci rispetto alle comunità di cui sono a capo, passando per i principi base della Costituzione, fino alla Dichiarazione sui diritti universali e alla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.
L’ordinanza del sindaco si rivolge alle manifestazioni di rabbia sia nei luoghi fisici che in quelli virtuali, come i social network.
E proprio sui social network il sindaco sottolinea: “Complice l’assenza del confronto de visu, molte persone si sentono libere di utilizzare espressioni che incitano all’odio, a perseguitare singoli individui agitando vere e proprie campagne di linciaggio mediatico oppure intere categorie sociali praticando una differenziazione per razza, religione, orientamento politico o sessuale, censo e appartenenza”.
In sostanza, il sindaco vieta ogni esibizione di cattiveria, rancore o rabbia e prevede un puntuale elenco di sanzioni, che vanno dalla visione di film come “La Vita è bella” o “Philadelphia” fino alla lettura di libri come “Se questo è un uomo” di Primo Levi o “Il razzismo spiegato a mia figlia”, o l’invito a visitare luoghi simbolo come il campo di Fossoli e il museo Cervi, o ammirare capolavori dell’arte come la Pietà Rondanini al Castello Sforzesco di Milano, o assistere alla rappresentazione teatrale di opere come “Edipo Re” o “Medea”.
Nei casi di maggior gravità, la sanzione si fa più “dura”, e prevede lo svolgimento di almeno 10 ore di volontariato presso una delle associazioni iscritte all’Albo comunale.