Per l’operazione “Porti chiusi” il governo italiano ha usato i soldi dell’odiata Europa destinati ai salvataggi in mare
Il sito britannico di affari europei Euobserver ha realizzato un'inchiesta sui costi dell’operazione Aquarius, verificando che l'Italia ha speso almeno 200mila euro di fondi Ue per scortare i migranti respinti fino a Valencia
L’Italia avrebbe speso almeno 200mila euro di fondi dell’Unione Europea destinati a sostenere le operazioni di ricerca e soccorso in mare per scortare la nave “Aquarius” a Valencia in Spagna dopo aver rifiutato di far sbarcare 630 migranti nel porto di Catania a Giugno. Salvini porti chiusi
Lo sostiene il sito britannico di affari europei Euobserver.com, che ha realizzato un’efficace inchiesta sui costi dell’operazione Aquarius.Nave Aquarius: se vi siete persi qualcosa, ecco un riassunto della vicenda dall’inizio
All’epoca, il ministro dell’Interno Matteo Salvini decise di chiudere l’accesso a tutti i porti italiani alla nave Acquarius, sulla quale erano presenti 630 migranti.
L’imbarcazione rimase al largo dell’Italia, senza rifornimenti, per alcuni giorni fino a quando la Spagna non prese la situazione in mano e disse che avrebbe accolto i richiedenti asilo; all’Italia che li aveva rifiutati non restava che scortare la nave fino al porto di Valencia, in un viaggio di 6 giorni compiuto dalle due navi militari Orione e Dattilo.
Martedì 12 giugno, si decise che una parte dei migranti a bordo della nave Aquarius sarebbero stati trasferiti in Spagna a bordo di due navi italiane.
Secondo la testata giornalista on line Euobserver.com, circa il 90 per cento dei costi del viaggio sarebbero stati coperti con i fondi allocati dalla Commissione europea per i salvataggi in mare.
In una dichiarazione citata dal sito, la Guardia costiera avrebbe indicato che “solo il 10 per cento di queste spese è direttamente sostenuto dal bilancio dello stato italiano, mentre il resto è cofinanziato dall’Unione Europea”.
Con i documenti ottenuti, Euobserver ha stimato che quel viaggio è costato circa 600mila euro.
In realtà il sito ha avuto i costi solo per una delle due navi (circa 290 mila euro) mentre sull’altra ancora non è stato possibile avere i dati, anche se si presume siano grossomodo equivalenti.
La particolarità del conto è che a pagarlo sia stata, per il 90 per cento, l’Unione Europea attingendo dal suo fondo speciale da 150 milioni per il soccorso ai migranti in mare, stanziato, ironia della sorte, per aiutare la Guardia Costiera Italiana a soccorrere e portare in salvo i possibili naufraghi delle carrette del mare in arrivo dalla Libia.
Il sito ricorda che la Guardia Costiera italiana e la Commissione hanno firmato a marzo e novembre del 2017 due accordi per un valore totale di 14,8 milioni.