Ai tempi di Salvini l’apologia al fascismo non è più reato
Avevano esposto uno striscione in Piazza Loreto, poco distante dal luogo in cui fu impiccato Benito Mussolini e a pochi giorni di distanza dai festeggiamenti del 25 aprile. Sullo striscione in nero su sfondo bianco, come si conviene a certa iconografia di destra, hanno scritto «Onore a Benito Mussolini” e poi avevano fatto il saluto romano al grido “Camerata Mussolini, presente!”.
La notizia aveva fatto un po’ il giro del mondo per la sfrontatezza (ma davvero è così inusuale di questi tempi?) con cui i tifosi laziali avevano inneggiato al fascismo e avevano deciso di farlo sapere al mondo intero.
Una goliardata, disse qualcuno di quelli che dicono sempre così quando ci sono i tifosi di mezzo, finché non si accoltellano, eppure i tifosi della Lazio sono gli stessi che distribuirono la figurina di Anna Frank con la maglietta della Roma durante il derby, tanto per citare una delle loro ultime prodezze.
Ci si aspetterebbe una punizione durissima, soprattutto alla luce del fatto che molti di loro siano pregiudicati e quindi non nuovi a un atteggiamento di questo tipo e invece la notizia è che per ora l’unica vera punizione sia il Daspo urbano voluto dalla questura di Milano.
È vero, sono stati identificati in 22 e c’è in corso un’indagine da parte di Alberto Nobili di intesa con il procuratore Francesco Greco che ipotizza il reato di manifestazione fascista ma la domanda che sorge spontanea è quando vedremo finalmente comminate le pene previste dalla legge non solo a questi otto ma ai molti che continuano, insistentemente, a richiamare l’epoca fascista con la tranquillità di una parte del governo che li ha deliberatamente sdoganati.
Quando potremo veramente vedere puniti i molti che sotto l’ombra di Salvini continuano a infrangere la legge? Quando potremo avere la sensazione che almeno dalla parte della magistratura, se non dalla politica, si considerato inaccettabile questa continua apologia al fascismo che ormai ha avvelenato i pozzi di una democrazia sempre più fragile?
Qui non conta tanto la voglia di vendetta verso i tifosi laziali ma soprattutto ci si aspetta una sentenza che metta la parola fine al paradossale ritorno di alcuni topi usciti dalle fogne che non hanno mai letto la Costituzione e sono piuttosto confusi sul codice penale.
Non è dagli stadi che vanno tenuti lontani questi ma da qualsiasi consesso civile che richieda un atteggiamento confacente alla Storia di questo Paese e alle leggi che ha deciso di imporsi. Noi aspettiamo, speranzosi, che almeno la magistratura arrivi lì dove evidentemente gli altri argini non hanno funzionato.